venerdì 29 gennaio 2010

133° COMPLEANNO DELLA BEATA MARIA CROCIFISSA CURCIO


Introduzione alla S. Messa
133 anni fa nasceva la nostra fondatrice e portava benedizioni speciali alla sua famiglia e alla sua città con un’ondata di allegria e di dinamismo interiore nel gioco, nella carità verso Dio e verso il prossimo, nella scuola dove apprendeva cose terrene e cose celesti.
100 anni fa, esattamente nel 1910, usciva dalla sua famiglia in cerca di una casa dove poter iniziare la sua opera. Andò pellegrina e trovò a Modica accoglienza e ospitalità sia dai bambini della strada, che, al vederla con le due sue compagne, esclamarono: “Le Missionarie, sono arrivate le missionarie”, sia da parte della Chiesa che, nella persona di mons Romano, canonico di Modica, le volle affidare il Conservatorio Polara, lascito di una sua lontana parente per bambini poveri e bisognosi. Il primo ingresso in quella casa fu fatto di mercoledì, giorno dedicato alla Vergine del Carmelo e a San Giuseppe, e la prima bambina che accolsero si chiamava Carmela. La Madre volle vedere in quella coincidenza, la risposta della Divina Provvidenza: l’opera che nasceva era voluta dalla tenera Madre del Carmelo!
Oggi a 100 anni da questa data, nasce in Sicilia una nuova comunità: Villa Agatina! Sono 4 le suore che la compongono: Sr Carla, Sr Giacomina, Sr Giusy e Sr Patricia. Dio vuole ridonare agli Ispicesi la loro concittadina, ormai elevata agli onori degli altari, come modello di virtù cristiane eroiche e di santità di vita, a servizio del suo Regno.
In questa S. Messa, vogliamo ringraziare la SS.ma Trinità e la Vergine del Carmelo per averci fatto il dono di questa Madre speciale e per averci concesso di continuare la sua presenza nella sua città natale. Vogliamo pregare perché questa comunità di inserzione nel territorio cittadino e diocesano sia testimone di Gesù Risorto e faro di luce che illumina la vita carmelitana facendola splendere nel cuore di tutti, come spiritualità dell’amore puro per il Signore e discreta ed eroica carità verso i poveri del nostro tempo, soprattutto i giovani. Questa preghiera sia anche per noi qui riuniti e per tutta la nostra Congregazione: tutti possiamo adorare il Signore che viene ogni giorno nella nostra storia e possiamo servirlo con amore sempre crescente. Raccomandiamo in modo particolare i sacerdoti, i missionari e le missionarie.

PREGHIERE DEI FEDELI DA AGGIUNGERE:

1.    Per il Papa, i vescovi, i sacerdoti, perché siano raggiunti dalla nostra preghiera, avvalorata dall’intercessione della Beata Maria Crocifissa, che offriva tutti i suoi sacrifici perché loro comprendessero sempre più la loro vocazione e sublime missione di essere luce per le anime, preghiamo.
2.    Per la nostra Congregazione, a cui la Beata Maria Crocifissa ha messo le fondamenta in Sicilia prima che a Santa Marinella, con preghiere, sacrifici, lotte e persecuzioni per ben 15 anni, come lei stessa dice, perché cresca nell’amore puro verso Dio e verso il prossimo, continuando l’opera missionaria sua e di Padre Lorenzo, di edificare il Regno di Dio su questa terra. Preghiamo
3.    Per i poveri, gli ammalati e le famiglie in difficoltà, perché non manchi loro il dono della fede nell’aiuto del Signore e della vicinanza nostra e della Chiesa tutta, preghiamo
4.    Per i bambini e i giovani, perché si sentano accompagnati dall’affetto materno della Beata che diceva alle sue figlie di attirarci il cuore della gioventù per poi portarlo al Cuore di Gesù, preghiamo
5.    Per la Comunità di Ispica, perché sia faro di luce sull’Eucaristia e la Parola, cenacolo di preghiera e di comunione attorno a Gesù e alla Beata Vergine del Carmelo, con i giovani e le famiglie, preghiamo

PROCESSIONE OFFERTORIALE
PANE E VINO: Ti offriamo, Padre, il pane e il vino, per ringraziarti del dono dell’Eucaristia che ci ridona forza e gioia interiore nel cammino di tutti i nostri giorni e c’impegna a unirci, con la nostra Beata, all’offerta di Gesù nel suo sacrificio d’amore. Grazie, Signore!

CORONA DEL ROSARIO: Ti offriamo, Padre, anche la corona del Rosario, per dirti il nostro grazie per averci dato la presenza della Vergine che, come Madre vigile e premurosa, dispensa e comanda gli angeli del Cielo e c’impegna a sostare con Lei in preghiera a servizio di chi ha maggiormente bisogno, continuando l’opera di riparazione della nostra Fondatrice. Grazie, Signore!

LECTIO DIVINA - IVª DOM. Tempo Ordinario C

PREGHIAMO INSIEME
Spirito di bellezza, Tu che ci porti nella gioia dell'amore la bellezza ineffabile donaci di desiderare le bellezze spirituali che non tra¬montano e non appassiscono mai; Aiutaci a cercare la Bellezza assoluta, quella che è nascosta in Dio e che noi dobbiamo scoprire. Attiraci verso il Bello che non delude, ma dona realmente ciò che promette e rendici sensibili alla bellezza segreta del Volto di Cristo. Insegnaci a riconoscere in tutti gli esseri la bellezza di cui il Padre celeste li riveste, riflesso della bellezza divina. Tu che vivi e regni per sempre. AMEN
PRIMA LETTURA: Ger 1,4-5.17-19 ”Ti ho stabilito profeta delle nazioni.”
Geremia è chiamato da Dio ad essere profeta delle nazioni. la Chiesa è una Comunità di profeti. Ma che cosa vuol dire “essere profeta”? Il profeta è la coscienza critica del popolo, una coscienza critica non tanto in nome della ragione, quanto in nome della Parola di Dio. Il profeta perciò è un “essere-contro”. La denuncia profetica è “giudizio di Dio” sulle vicende umane e insieme comunicazione del suo santo volere. E’ sempre perciò un invito alla conversione del cuore, personale e collettiva. E’ opera di un amore appassionato per gli uomini e per Dio. Il profeta è il difensore degli oppressi, dei deboli, degli emarginati; sempre dalla loro parte; è la loro voce; è la voce di chi non ha voce; è chiamato ad essere responsabile di Dio di fronte agli uomini e responsabile degli uomini di fronte a Dio. Il profeta è l’uomo della speranza. Nei momenti più duri della storia del popolo eletto (deportazioni, esilio, sofferenze) le parole del profeta sono parole di consolazione e di fiducia. Denunciata l’infedeltà del popolo, il profeta annuncia la fedeltà di Dio, su cui si fonda solidamente la speranza.

SECONDA LETTURA: 1 Cor 12,31-13,13 ”Rimangono la fede, la speranza, la carità; ma la più grande di tutte è la carità.”

Alla Comunità di Corinto, in cui alcuni sembrano aspirare a dei ruoli per mettere in mostra se stessi, Paolo, indica la strada dell’Amore: solo così il cristiano si pone nella linea del profeta che diventa segno di Dio in mezzo ai suoi. La Chiesa è Comunità profetica in concreto, in quanto è Comunità di amore gratuito ed universale .

VANGELO: Lc 4,21-30 – ”Gesù come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.”
Presentazione del testo
Ci troviamo ancora con nella sinagoga di Nazareth. Dopo la lettura delprofeta Isaia, pagina nella quale Gesù riconosce la sua vocazione e missione di Messia inviato dal Padre per la liberazione di tutti coloro che sono oppressi da situazioni disumane o da condizionamenti vari(Lc 4,18), e quindi inviato per l’annuncio dell’accoglienza di Dio verso ogni uomo (Lc 4,19), Egli procede alla sua omelia (Lc 4,21-30). È un discorso finalizzato a far prendere coscienza dell’Oggi di Dio nella vita di coloro che sono in ascolto, ovvero di Israele e della Chiesa.
Spiegazione del testo:
v.21 ”Oggi si é compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” Gesù é l'ascoltatore perfetto che compie la volontà del Padre: la sua parola in lui si fa realtà e vita suo oggi. A sua volta chi ascolta Gesù e fa la sua parola si trova a vivere nello stesso oggi e diventa della sua famiglia.
v.22 ” e tutti testimoniavano per lui e si meravigliavano ”: La Parola di Gesù é chiamata ” parola di grazia” . in lui la grazia e la benevolenza di Dio si sono rese visibili e operanti. Ma c'é uno scandalo insuperabile, che avrà come frutto la croce. Tale scandalo non sarebbe stato minore neanche se avesero saputo che colui che credevano di conoscere non era il Figlio di Giuseppe , bensi il Figlio di Dio.
Quel Dio che aveva promesso di salvare l'uomo perche lo ama, lo ha salvato assumendo la sua stessa carne. Non gli é bastato dare la sua salvezza: ha dato se stesso come Salvatore, unendosi alla sua creatura. Questo , l'uomo non lo puo comprendere: ma é il disegno di Dio che essendo amore vuole liberamente unirsi all'amato, l'uomo puo accetarlo solo nella fede, tenendo gli occhi meravigliati fissi su Gesù , compimento perfetto della Parola del Padre.
vv. 23- 27 ” fallo anche qui nella tua patria”: Invece di aprirsi nella fede e lasciarsi coinvolgere nel dono di Dio, i suoi si chiudono su ció che conoscono di lui e lo pretendono. La conoscenza e pretesa della carne impediscono la fede. Questa é obbedire a Dio e seguirlo per conoscerlo, non é conoscerlo e addomesticarlo per farsi obbedire. Il rifiuto di Gesù e lo stesso dei profeti, che hanno potuto operare solo li dove non cera pretesa dell'intervento di Dio. Lì il dono ha trovato mani per essere accolto.
v.28 ” pieni tutti di ira”: Gesù era pieno di Spirito Santo. I suoi sono pieni di ira. Questo impedisce loro di accettare il dono. La durezza del cuore più cattiva é quella originata da pretesa religiosa.
v.29 ” lo scacciarono fuori”: Gesù viene respinto dai suoi. Ci si avvia alla sua tumultosa eliminazione, fuori dalla città, che il Vangelo racconta, e alla ripulsa del suo annuncio narrata dagli Atti ( 18,6) Nei ”suoi,” di Nazareth, più che Israele, sono da vedere ” i suoi” di ogni tempo, e in concreto la Chiesa stessa. Il modo in cui si rivela e scandalizza oggi noi, é identico a quello di allora a Nazareth. É lo stesso ”oggi” da accogliere o rifiutare.
v30 ”passando in mezzo a loro, camminava” : Gesù attraversa miracolosamente la folla dei nemici. Non resta preda della cattiveria degli uomini. É un pressaggio della risurrezione di colui che continua il suo cammino in mezzo a noi beneficando e risanando tutti coloro che stanno sotto il potere di satana perché Dio é con lui.
Per riflettere
• Continua la divergenza tra l’Oggi e il non ancora : Oggi si compie la Scrittura, il pensiero scritto di Dio, mentre nel non ancora permane il tempo incompiuto di ieri.
Ancora divergenza tra progetti divini e programmi umani: Dio è più avanti, mentre l’uomo delle sicurezze e del potere sedentario rallenta il passo aspettando che anche Dio si adegui.
• La Scrittura è narrata e proclamata, passa attraverso il cuore e la voce, diventa spirito di vita e indica le strade percorse da Dio alla ricerca e per l’incontro con l’uomo. Come in ogni incontro, Oggi, con la Parola.
• E ogni volta un annuncio nuovo, che si fa attuale. E l’uomo può verificarlo, quando l’ascolta, e sperimentarlo nel suo quotidiano, e così per lui diventa vitalità puntuale e storia della sua storia.
• Non sempre si succedono coincidenze ed incontri, spesso soffusi e oscurati dal dubbio: sarà veramente Dio che parla per bocca dei figli di Giuseppe, degli uomini fatti di vera e debole storia umana?
• Chiede una condizione per restare e donare: le coscienze e i cuori siano aperti in ogni direzione, come Lui,
eliminando confini e perimetri, e attendendo l’incontro con tutti gli uomini, con ogni singolo uomo.
• Resta ad ognuno la scelta: slancio e convinzione di adesione, o rifiuto e rigetto di un Dio ingombrante da frantumare ed eliminare dalla lista di programmi umani, carichi di tornaconti egoistici e di disumane violenze.
Preghiera finale: Donaci Signore lo Spirito di Sapienza, affinché sappiamo ascoltare la tua Parola e con umiltà accoglierla come Parola che interpella, discerne, libera e rigenera. Solo così potremo percorrere la via dell’amore. amen

lunedì 25 gennaio 2010

TRIDUO PER IL 133° COMPLEANNO DELLA BEATA MARIA CROCIFISSA CURCIO


I Giorno

linee fondamentali della sua spiritualità

 L’ideale carmelitano: cuore puro, puro amore

“Oh creature, venite tutte”, vorrei gridare e, non potendolo fare, oh povero cuore, come palpita forte e vorrebbe uscire dal suo posto per dire a tutti: “Amate! Amate! Amate Chi è solo degno d’amore, contemplate le sue immense bellezze e proverete e gusterete cose che non si possono godere se non in Cielo”  (BMCD., 28.XI.1925).
Offrire al Signore un cuore puro, distaccato da ogni affetto disordinato verso le creature per tenerlo tutto in Dio, questo è l’ideale del carmelitano. Madre Crocifissa visse pienamente questo ideale. Basta scorrere le pagine del suo Diario per rendersi conto dell’intensità della sua vita interiore; non vive se non per Dio che le concede il dono della divina contemplazione. Questi momenti di gioia anticipata della patria beata le producono vivi desideri di essere già in cielo.
E’ così che tra i principali tratti di madre Crocifissa che appaiono nel suo Diario spirituale, emerge l’amore, parola che usa più di 500 volte. E proprio l’amore fu il motore della sua vita interiore. Già fin dall’infanzia, lo riconosce nel Diario, sentì un’attrazione speciale verso la SS.ma Vergine dicendo che “sin dall’infanzia fu la rapitrice del mio amore”.
Questa relazione d’amore che nutriva per la SS.ma Vergine fu la scuola ove apprese ad aprire il cuore a tutto ciò che è amabile, dalla Trinità Santissima fino a tutto ciò che è stato creato. La Vergine la guidò per mano a Gesù, lo Sposo Divino, con il quale desiderava identificarsi nell’amore che nutriva per le creature. Il suo cuore era divenuto un’eco del Cuore divino tanto da renderlo visibile e presente nella sua ardente carità verso i peccatori, gli infedeli, le anime benedette del purgatorio. Nel suo cuore, che palpitava all’unisono con quello di Gesù, tutti dovevano essere afferrati dalla redenzione operata ed operante del Cristo. Se santa Teresina trovò il suo posto nella Chiesa e questo fu l’amore nel cuore della Chiesa, allo stesso modo la Madre trovò rifugio in questo posto, il cuore della Chiesa, per volare da lì verso le vette della santità.
Per lei l’amore era tutto, al punto che desiderava incendiare il cuore degli uomini con il fuoco dell’amore affinché Dio potesse essere amato da tutti e tutti potessero godere le delizie che egli riserva in misura adeguata alle anime predilette: condividere l’amore del vero unico grande Amore che è Dio stesso.
Questo suo amore ardente a più riprese e in modi distinti appare nel Diario: amore grande per la SS.ma Trinità, con particolare enfasi per la persona del suo Sposo Divino che ama con la tenerezza della sposa corrisposta dall’amore dello sposo; devozione appassionata per la SS.ma Eucaristia; desideri veementi di identificarsi alla passione del Signore per ottenere i benefici della redenzione per i peccatori; entusiasmo per la vita missionaria, percependo come propria la missione data alla Chiesa, di portare la Buona Novella a tutto il mondo.
Leggiamo nel Diario spirituale la narrazione dei momenti in contemplazione della SS.ma Trinità, che ci mostrano il grado di familiarità che sperimentava con le divine Persone:
“Sentii l’amplesso delle Tre Divine Persone, compresi l’amore Immenso che trasforma queste Tre Persone in un solo Dio [...] e l’amore che trasfondono nell’amplesso che riceve l’anima [...]” (MCD., 14.XI.1925); “Tranquilla e lieta mi addormentai adorando la SS. Trinità” (Ibid., 1.XI.1925);Mentre [l’anima] è immersa nelle delizie dell’amore Immenso che la SS. Trinità le comunica, dei godimenti che solo possono capire le anime che gustano questi favori, attinge luce sempre nuova per capire lo stato di beatitudine di tutti i Beati che assistono a queste scene, e gusta sempre un nuovo vincolo d’intimità con questa Famiglia Beata” (Ibid., 28.XI.1925); “Oh, come è sempre nuovo e profondo questo Mistero d’Amore Immenso: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo mi baciarono e abbracciarono con mille espressioni d’Amore, chiamandomi amore, tesoro, Suo Cielo. Questo abbraccio intimo mi lascia un grande raccoglimento, la luce profonda del Suo Immenso Amore per gli uomini in questo Sacramento d’Amore”( Ibid., 4.IV.1926). Le varie “visioni” della SS.ma Trinità colmavano la Beata di un gaudio ineffabile e stimolante per la sua vita interiore. Sentimenti di adorazione e riparazione per i peccati scaturivano da questi momenti deliziosi: “Dolce visione della SS. Trinità, che adoro con tutto l’ardore che mi è possibile in riparazione dei peccati dei poveri fratelli”(Ibid., 24.X.1925).
In questo clima di dolcezza interiore, andava scoprendo l’immenso amore di Dio verso le creature: “Con Gesù Ostia dopo l’adorazione alla SS. Trinità e del sempre nuovo godimento dell’Immensa Bontà verso le creature” (Ibid., 15.XI.1925) e la bellezza dell’anima in stato di grazia: “Contemplai la bellezza dell’anima nello stato di grazia, di intimo amore con la SS. Trinità” (Ibid., 10.I.1926 ).
Compiendo l’obbedienza datale dal suo padre spirituale di riferire per iscritto le grazie gratuite, tra cui le “visioni”, ella gli manifestava l’imbarazzo che le procurava tale obbedienza poiché non trovava, come già detto, le parole per comunicare le delizie sperimentate in questi momenti di grazia: “Oh, mio Immenso amore come posso manifestare al mio buon Padre quello che in quell’istante sperimentai! Scendesti, o Amor mio con tale impeto d’amore da trasformarmi tutta in sì immenso fuoco, che sentivo sensibilmente e spiritualmente con immenso godimento, sentivo i palpiti violenti del tuo divin Cuore sul mio, una fiamma così sensibile e immensa soavità e godimenti che non ho mai gustato e che non sò ridire, lo Sposo Divino s’impadronì del mio cuore...lo annegò nell’oceano immenso del suo Cuore [...] mi sembrava morire, non potevo contenere tanto amore, non gli Angeli questa volta assistevano a questa scena misteriosa dell’amore immenso del Creatore verso la creatura, ma il coro dei Serafini [...]”(Ibid., 29.X.1925).
Cercava, pertanto, di esprimersi come poteva, ma è certo che rivelava scene di profonda familiarità con la SS.ma Trinità, come riferisce il 30 gennaio 1927: “Sentii l’anima mia tra le braccia del Padre nel Cuore del Figlio fra gli ardori dello Spirito Santo, vidi e sentii così piccola l’anima mia come una bimba di pochi giorni”( Ibid., 30.I.1927).
Era tale la familiarità con il Signore della sua vita che la Beata riusciva, nonostante tutto, a riferire espressioni di commovente tenerezza che le producono una grande consolazione. Il 4 luglio 1927 scriveva nel Diario: “Inabissata l’anima mia nell’Infinita Bontà di Gesù Eucaristia, nel mistero d’amore della SS. Trinità sentii chiamarmi ‘delizia del Suo Cuore’, aggiungendo che di questa intimità è partecipe anche la Santissima Vergine con la quale gode di tanta familiarità: “La dolce Madre e Regina con la Corte Celeste dei Beati partecipando ai miei godimenti mi ripeterono unanimi la stessa espressione ‘tu sei la nostra delizia’. Queste brevi e intime parole divine, mi fanno pregustare sempre nuove consolazioni, profondo amore e nuovi lumi che riguardano la relazione intima d’amore dei Beati in Dio e dei Beati fra di loro, che si fondono tutti nell’Oceano Infinito(Ibid., 4.VII.1927)”.
Era consapevole che l’unione con Gesù Eucaristia, mistero d’amore, l’aiutava a comprendere i segreti misteriosi della SS.ma Trinità e a gustare l’intimità delle tre divine Persone: “E’ proprio in questo giorno di riposo che nell’Ostia Divina questo Mistero d’amore mi fa capire ancora nuovi lumi e gustare l’intimità delle tre Divine Persone” (Ibid., 3.IV.1926).
Erano, senza dubbio, gioie ineffabili che la Madre tentava di comunicare, ma non senza le difficoltà di trasmetterle agli altri, come consta dalle testimonianze delle anime privilegiate che sperimentano questi doni divini. I mistici hanno avuto le stesse difficoltà e anche l’apostolo Paolo non sa dire “se è nel corpo o fuori di esso”( (2Cor 12,3).

Questionario:

Qual è la mia relazione con la SS. Trinità? Qual è il mio posto nella Chiesa? Cosa mi suggerisce la Beata Maria Crocifissa?

La mia preghiera e il mio impegno

(II Giorno)
Purificazione e progresso interiore
a) Purificazione dei sensi
Madre Crocifissa sembra passare attraverso differenti e diverse fasi di purificazione. Da buona e fervente religiosa s’impose volontariamente sacrifici e mortificazioni e, allo stesso tempo, accettò quelli che l’osservanza religiosa opportunamente offre. In questo modo, preparò il suo spirito a quelle difficoltà o contrarietà non cercate, che dovette affrontare per fortificare la volontà e disporsi così, ogni volta con maggior prontezza all’accettazione della volontà di Dio in qualsiasi momento e circostanza.
Occorre collaborare alla purificazione del cuore. I maestri di spirito insistono su questo passaggio obbligato della vita spirituale; se volontariamente non si decide, di fronte a un’opzione, di scegliere ciò che è meno gustoso, più difficile, di maggiore umiliazione, di minore ricompensa e gratificazione, anziché scegliere ciò che è più gratificante, comodo, facile,  l’anima si ritroverà debole di fronte alle contrarietà che normalmente la vita presenta: infermità, mancanza del necessario, ingratitudini, offese.
Madre Crocifissa, come tutte le creature impegnate nel cammino della perfezione, passò attraverso difficoltà di ogni genere: indisposizioni, infermità, semplici mal di testa, e ne seppe approfittare rinunciando a se stessa e accettando le dolorose prove di Dio. Non è infrequente che tali contrattempi appaiano nella vita di una persona normale; l’orario della comunità può essere occasione di mortificazione, ma allo stesso tempo può essere anche l’opportunità per il rinnegamento di sé e per progredire nell’intima unione con Dio. Tale è l’esempio che propone la Beata: “Non ebbi manco oggi il bene di assistere alla Messa e farmi la Comunione, era al solito prestissimo ed io soffrivo il solito mal di capo. Con questo tormento non posso pregare, ma offro il mio tormento in unione dei dolori immensi che soffrì Gesù nella coronazione di spine, per espiazione delle mie colpe e dei peccatori”( Ibid., 15.XII.1925).
Soffriva in silenzio disturbi piccoli o grandi, e di fronte all’invito alla riparazione che le presentava il Signore, in amorosa risposta affrontò le difficoltà trasformandole in un’offerta d’amore. “L’ora d’adorazione, mi sentivo il corpo pieno di dolori e con febbre lo trascinai perché il cuore non potè resistere all’immenso Amore che lo invitava alla riparazione” (Ibid., 7.II.1926). “I dolori, arrivata in chiesa mi aumentarono, tanto da non poter stare, contro le mie abitudini, in ginocchio, ma seduta era anche un tormento, la voce dello Sposo nel primo quarto d’ora si fece sentire e allora ebbi la forza di resistere”( Ibid., 7.II.1926).
Desiderava tanto ricevere la santa Comunione che chiese al Signore di non vedersene privata come pure della santa Messa, giacché egli era il suo medico e il suo tutto: “Domandai a Gesù un favore, cioè di non privarmi a causa delle infermità che prevedevo dover soffrire per parecchi giorni come gli altri anni, della S. Comunione e la S. Messa e soprattutto per non dare dispiacere a colui che lo rappresenta, dovendo lasciare la comunità senza guida, e proprio per domandarLe questa grazia non ero andata a letto come la prudenza mi suggeriva, perché Lui è il mio Medico, il mio tutto”(Ibid., 7.II.1926), e percepisce interiormente come se il Signore assentisse alla sua preghiera, tanta era la confidenza che aveva con lui: “Mi sentii infondere tranquillità e gioia in risposta alla mia domanda, ritornai a casa sofferente come prima ma contenta”(Ibid., 7.II.1926).

b) Purificazione dello spirito
E’ un peccato che non si sia potuto salvare tutto il Diario, dato che una parte molto importante presumibilmente andò distrutta; sicuramente lo scritto completo avrebbe posto in rilievo il progressivo cammino di perfezione cristiana e religiosa della santa religiosa. Malgrado lo scarso materiale che abbiamo in possesso, tuttavia possiamo notare come, a prescindere dalle grazie straordinarie che la Serva di Dio riceveva nei momenti di preghiera, avesse sperimentato anche la purificazione dello spirito. Seppe approfittare di questo lavorio interiore cui il Signore la sottoponeva consegnandosi docilmente nelle mani del Signore. Nel suo Diario appaiono sentimenti di indegnità per la sua condizione di peccatrice, contro i quali reagiva subito cercando rifugio nella preghiera. “Sento una continua avversione a queste consolazioni e diffidenza perché vedo la mia estrema miseria, di che sono e sarei capace senza Dio un solo istante!”( Ibid., 10.I.1926). riservate alle anime privilegiate, avendo coscienza della sua miseria e indegnità. A questo proposito scrive: “Nella meditazione del mattino, la solita tentazione di essere illusa [...] e perciò indegna di accostarmi al Pane Celeste”, e continuando prosegue: “Nel momento di ricevere l’Ostia candida, al solito come viatico, uno splendore di cielo s’impadronì di me e compresi e gustai un nuovo grado di beatitudine che l’anima pura gode appena si separa dalle spoglie mortali; annegata nell’immensità di Dio l’anima con tali godimenti sembra che non ha più corpo e non vorrebbe più ritornare a rivivere!... Sono brevissimi tali godimenti, a me sembrano istanti”. In seguito, torna a parlare di nuovo della veemenza della tentazione: “La tentazione però venne ad assalirmi con maggior veemenza, come ebbi il coraggio di accostarmi alla Comunione dopo quella notte [...] trascorsi quasi tutta la giornata in questo tormento”.  Per questo motivo, si rifugiava nella preghiera per ottenere la protezione promessa dalla Vergine, cosa che le era di grande consolazione: “Nella recita del Rosario la tenera Madre mi rassicurò della sua protezione e così ritornata tranquilla e lieta mi addormentai adorando la SS. Trinità(Ibid., 31.X.1925)”.
Queste tentazioni spuntavano con violenza anche durante il giorno, ma ella nella prova sapeva conservare la sua fede incrollabile nell’aiuto del Signore. “Durante il giorno spesso le nere ombre mi hanno tormentato con maligne suggestioni [...] non potete nuocermi se non per volontà di Dio”( Ibid., 18.I.1926). Disposta a passare per tutte le prove che il Signore le avrebbe inviate: il martirio, la distruzione della sua Congregazione tanto amata, il morire a se stessa,  persino la condanna eterna se necessaria alla salvezza delle anime, era sicura che Dio non lo avrebbe mai permesso. In tutto ciò, non chiedeva di allontanarsi dalla volontà di Dio nelle cui mani onnipotenti si era abbandonata ciecamente. “E allora accetto qualunque martirio, anche la distruzione dell’istituzione, di me stessa e della mia dannazione che certo Dio non permetterà!”(Ibid., 18.I.1926). Nelle tentazioni, che l’assalivano con grande veemenza, la Madre sperimentava nel suo intimo l’abbandono, il rischio della condanna eterna al punto tale che il solo ricordo di questi momenti la riempiva di tristezza e la rendeva incapace di poterli descrivere. “Questa tentazione però [...] mi ha amareggiato immensamente, l’abbandono, la dannazione, per colmo! Non posso ricordare queste ore di lotta senza lacrime, non ho sofferto mai simile martirio, come mi sembrava realtà tutto l’orribile apparato che quelle ombre diaboliche mi descrivevano, né posso riferire tutte le maligne suggestioni”( Ibid., 18.I.1926).
Ricorreva alla SS.ma Vergine, come già si è ricordato, e per alcuni momenti recuperava la pace, ma di nuovo era assediata da altre tentazioni. Con l’aiuto di Dio andò sempre avanti e seppe approfittare di queste lotte per rifugiarsi fiduciosa in Colui che le dava forza: “Invocando il nome della potente mia Madre sentivo qualche istante di luce e tranquillità, ma la lotta ricominciava (Ibid., 18.I.1926)”.
Oltre a queste terribili tentazioni, soffriva anche momenti di aridità spirituale: “Volevo accostarmi alla Comunione con l’ardore dei Serafini ma non solo soffrivo aridità nella meditazione, ma neanche potevo concepire un buon pensiero per il momento sublime della Comunione”( Ibid., 12.V.1925).
Avvertiva la mancanza dello spirito di mortificazione, specialmente nei giorni di penitenza e questa situazione le accresceva la tentazione della paura di fronte alla possibilità di presentarsi in questo miserevole stato dinanzi a Dio, al trono della divina giustizia. Tutto passava, però, quando riceveva la Santa Comunione che la trasformava totalmente: “Mi sentivo così colpevole e carica di mille imperfezioni e senza spirito di mortificazione in questi giorni specialmente di penitenza; sul letto di morte questo sarà un grande martirio; mi sentivo scoraggiata e afflitta dovendomi presentare al trono della divina Giustizia in tale stato miserando, senza penitenza, senza mortificazione. Alla Comunione portavo solo la mia confusione, la mia umiliazione, appena l’Ostia Divina entrò nel mio povero cuore sentii una soave trasformazione, la mia dolce e tenera Madre, che mi presenterà all’augustissima Triade, mi pigliò nelle sue divine e materne braccia e, come una piccola bimba mi presentò a Dio Padre, sentii che la Vergine SS. mi diceva: di che temi, così ti presenterò nel giorno solenne, per i bimbi non esiste giudizio, il Padre per i pargoli è tenerissimo, ti consegnerò a Lui, nelle sue paterne braccia” (Ibid., 12.V.1925).

Questionario: Qual è la mia relazione con Dio nella sofferenza? Qual trasformazione Dio ha operato in me nell’ora della prova? Cosa mi suggerisce la Beata Maria Crocifissa? …La mia preghiera e il mio impegno

(III Giorno)

Figlia della Chiesa
La vita interiore della Madre è centrata particolarmente sulla sua grande devozione-amore all’Eucaristia in tutti i suoi aspetti: la santa Messa, la santa Comunione, il culto all’Eucaristia fuori della Messa. Volava con il pensiero o fisicamente verso il tabernacolo e chiamava Gesù il ‘Divino Prigioniero’ del tabernacolo. E’ precisamente da questo contatto con il Signore, presente in mezzo al suo popolo, che scaturiscono le sue “visioni” e “comunicazioni”, che tanto l’illuminavano e riempivano di un gaudio celeste. In queste esperienze sublimi assai andava crescendo il suo amore verso Dio e  tutto ciò che è in relazione a lui; il suo cuore infiammato traboccava di entusiasmo per le cose di Dio.
Da questa sorta di trampolino la madre Crocifissa si proiettava verso la sua Chiesa, la Chiesa tutta, o, come scrive nel suo Diario, la Chiesa trionfante, la Chiesa militante e la Chiesa purgante. Il suo amore alla Chiesa abbracciava tutti quelli ai quali sentiva di  appartenere. Sentiva di essere figlia della Chiesa e faceva sue le necessità della stessa, ragion per cui era interessata alla conversione dei peccatori, intercedendo per loro, per le anime benedette del purgatorio, che chiamava sue “sorelle”, per i sacerdoti e le vocazioni religiose, per l’espansione del regno di Dio. In questa linea, chiedeva nella preghiera che il suo Istituto potesse servire alle missioni, che fosse, in breve, un istituto missionario. Queste preoccupazioni della sua anima erano accompagnate da “visioni” che la sensibilizzavano ogni volta di più di fronte alle necessità della Chiesa.
Sono parecchi i paragrafi del Diario che alludono a questo amore alla Chiesa nei suoi differenti stati. Basti pensare, ad esempio, agli episodi in cui si sentiva presente nel cenacolo al momento dell’istituzione dell’Eucaristia e comprendeva che l’Eucaristia è il vincolo di unione di tutta la Chiesa nonché anticipazione della visione beatifica: “Nella Comunione mi sentii presente nel momento dell’istituzione della SS. Eucaristia, di essere in compagnia con i primi discepoli di Gesù e della SS. Vergine e sperimentai l’unione di Gesù per mezzo di questo Cibo Divino con la Chiesa militante: è il Cibo che affratella, unisce le membra al Corpo di Gesù che è il Capo; nutrirsi dello stesso Alimento, mangiare alla stessa Mensa per essere tutti uniti in questa vita, come i beati godono la stessa beatifica visione reale di Colui che qui contempliamo e gustiamo sotto i mistici veli dell’Eucaristia” (Ibid., 21.I.1926);Vorrei manifestarle, o Padre, il dolce vincolo di amore che nel momento della Comunione del Sacerdote, l’animo mio sente con i giusti che vivono la vita eucaristica, sembrami ripetersi sempre con diverse conoscenze l’istituzione della SS. Eucaristia che fu il dolce vincolo dell’amore fraterno fra i discepoli, la SS. Vergine e le intime soavità dell’amore Paterno che lasciava per nutrimento la Sua stessa Carne, il Suo Sangue (Ibid., 6.III.1927)”.

a) Interesse per le vocazioni: Nelle sue conversazioni col Signore madre Crocifissa non dimentica di parlargli del padre Lorenzo, di pregare per la Chiesa, per le vocazioni, per il suo Istituto: “Parlai a Gesù in quella dolce intimità, parlai di Lei o mio buon Padre, dei suoi santi ideali: [...] pregai per la Chiesa, mi sentii rispondere: ti basti le assicurazioni che ti ha dato la mia SS. Madre, la quale comanda e dispensa ciò che vuole; pregai per le vocazioni, necessarie al nostro Istituto e di tutto il resto, sentii una voce soave terminate le preghiere: parlami sempre delle cose che riguardano l’istituto in questa intimità e lascia tutto in questa mia ferita, nel mio cuore”(Ibid., 26.II.1927).

b) Amore per i sacerdoti: La Serva di Dio amava chiamare questi incontri con il Signore “scuola del Cuore Eucaristico”, incontri dai quali riconosceva di aver appreso tante cose. In questi “a tu per tu” aveva compreso con maggior penetrazione la missione dei sacerdoti come rappresentanti di Cristo ai quali è stata affidata la sorte della salvezza delle anime, di cui dovranno render conto: “Che importanti lezioni che ho apprese oggi alla scuola del Cuore Eucaristico. Sì, o mio buon Padre, a loro è affidata la missione più ardua ma sublime, rappresentano Gesù Cristo, a loro ha affidato le sorti della salvezza delle anime, a loro ha affidato la Chiesa, le anime, grande è la loro missione, ma guai a coloro che del potere illimitato datogli dalla Divina Sapienza non sanno corrispondere! (Ibid., 4.III.1926)”.
Era grande la preoccupazione della Beata per i sacerdoti, dal momento che nutriva una grande venerazione per i rappresentanti di Cristo che assecondano i desideri del Signore. Per questo motivo, pregava per loro, avvertendo che la sua preghiera era gradita: “Compresi cose altissime, oh! che grande venerazione sento per coloro che rappresentano sì altissima dignità e quale zelo sento per la preghiera. Pregare per i Sacerdoti, per questi Soli che dovranno illuminare il mondo, le anime, oh! com’è gradita sommamente al Cuor di Gesù tale preghiera, com’è interessantissimo per la Chiesa avere veri Sacerdoti” (Ibid., 11.III.1927).

c) Spirito missionario: Anche se nel Diario la Madre non menziona espressamente la parola Chiesa, tuttavia il suo spirito missionario, la sua preoccupazione per la conversione dei peccatori e la salvezza degli uomini rivelano il suo grande amore per la Chiesa. La fondazione della Congregazione femminile per l’espansione della Chiesa e il desiderio di formare un gruppo di carmelitane missionarie, che altro sono se non un essere in piena sintonia con la Chiesa? La Chiesa è missionaria per sua stessa natura e questa dimensione è radicata nel cuore della Madre. Nelle sue preghiere, difatti, manifestava un’ardente preoccupazione per le missioni e ciò la portava ad essere favorita di grazie speciali che davano impulso al suo spirito missionario. Vediamone un esempio. Il suo interesse per le missioni la spingeva alla preghiera anche durante la notte. Sentiva il desiderio di correre ai piedi di Gesù nel tabernacolo per pregare per la sua famiglia e per i missionari: “La notte sentivo una fiamma di luce nel cuore e volavo in tutti i tabernacoli del mondo per visitare, consolare il Prigioniero Divino e per pregare per la mia grande immensa famiglia e specialmente per i Missionari”(Ibid., 26.X.1925). E’ talmente grande l’interesse che sente per l’opera missionaria della Chiesa che questo pensiero persiste nel tempo della meditazione e in tale momento si sente trasportata da Gesù in un luogo di missioni. “Seguitai così la meditazione del mattino e dopo la comunione, non appena l’Ospite, lo Sposo Divino s’impadronì di me sentii trasportarmi assieme ad un religioso [sarà a chi mi ha affidato] in un luogo di missioni, mi vidi circondata di tanti moretti fanciulli e di altre razze curiose, alcuni gialli e con gli occhi ovali” (Ibid., 26.X.1925). Chiede a Gesù perché l’ha condotta in quel luogo e Gesù le risponde: “perché lasci il seme della tua preghiera onde trovare la terra disposta per fecondare a coloro che verranno in questa missione” (Ibid., 26.X.1925).
Abitualmente  era solita pregare davanti al SS.mo Sacramento ed era in questi momenti di raccoglimento e di unione col Signore che sperimentava quelle illuminazioni interiori che le procuravano tanta gioia e, a volte, la spronavano nella vita interiore. E proprio in uno di questi momenti di rara intimità, presa dallo Spirito divino scriveva: “Con Gesù Ostia sentii la compagnia della Regina dei Santi e con la cara Teresina trovarmi in luoghi di Missioni; con me erano diversi gruppi di religiose e religiosi, ma ogni gruppo era destinato per diversi luoghi e quindi li vedevo separati l’uno dall’altro, la Santina versava fiori che pigliava dal seno della SS. Vergine che presiedeva questi religiosi. I fiori sono le benedizioni, le grazie necessarie per queste Missioni” (Ibid., 10.XI.1925).
In breve, la madre Crocifissa avvertiva il desiderio che il suo nascente istituto potesse servire le missioni della Chiesa, rivelando così l’amore che nutriva per essa: “Il pensiero delle missioni, questo santa aspirazione che ha formato sempre l’ideale di questo nascente istituto, oh! come vorrei vederlo presto realizzato, prima che suoni l’ora della mia partenza da questa vita all’altra!” (Ibid., 7.VII.1927).
Bastano questi frammenti per avere un’idea dello spirito missionario di madre Crocifissa, che non s’interessava solo della propagazione del Vangelo mediante la preghiera, ma anzi, voleva altresì che il suo nascente Istituto potesse servire la Chiesa nei posti di avanguardia.

Questionario: Qual è la mia relazione con Gesù Eucaristia? Quale posto occupa nella mia giornata la preghiera per le vocazioni, per i sacerdoti, per la salvezza delle anime, per le prigioniere del purgatorio, per tutta la Chiesa? Cosa mi suggerisce la Beata Maria Crocifissa?

La mia preghiera e il mio impegno:

giovedì 21 gennaio 2010

LECTIO DIVINA : 3ª Dom. Tempo Ordinario C.



Orazione iniziale

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo con il quale l'hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.

Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen       

Prima lettura: Neemia 8,2-4a.5-6.8-10

          Questo brano fa parte della seconda parte del libro di Neemia (cc. 8-9) e presenta la promulgazione della legge giudaica. In questi passi troviamo il prototipo della lectio divina sinagogale. Si può dire che la scelta di questa pagina è motivata dal brano evangelico, che contiene la prima lectio divina guidata da Gesù e ricordata dagli evangelisti. Infatti, la liturgia sinagogale descritta in Ne 8 contiene gli elementi essenziali della lectio divina:lettura del testo sacro e ascolto silenzioso (vv3ss), meditazione e spiegazione del senso (v 8ss), trasformazione dell’ascolto in preghiera (v.6.9-10). Essa è un modello di lectio fecondo e stimolante perché trasformò gli israeliti presenti.

Seconda lettura: 1Cor 12, 12-31a

        Il passo paolino continua la tematica dei carismi, utilizzando il simbolo del corpo, in rapporto alla comunità cristiana, per mostrare con efficacia che la diversità dei carismi e delle funzioni debbono servire allo sviluppo armonioso del popolo di Dio, perché dono dell’unico Spirito all’unico corpo che è la Chiesa. Con questa immagine, Paolo presenta una ecclesiologia pneumatica e ci ricollega alla cristologia del terzo evangelista, insinuata nel brano evangelico di oggi (vv.14ss) dove ci viene presentato Gesù, uomo dello Spirito fonte e modello della Chiesa, che è il suo corpo. Se tutte le membra della comunità cristiana si lasceranno guidare e animare dallo Spirito a somiglianza del Cristo, allora non solo non esisteranno divisioni, rivalità, scismi e fratture, ma il corpo della Chiesa crescerà armoniosamente e il popolo di Dio svolgerà con efficacia la propria missione profetica.

Terza lettura: Lc 1,1-4;4,14-21

a. Presentazione del testo       

   Il brano evangelico di oggi è formato dal proemio del Vangelo lucano (1.1-4) e dal brano che descrive la inaugurazione del ministero pubblico di Gesù in Galilea ambientata nella sinagoga di Nazaret in giorno di sabato (Lc 4,14-21). Il proemio c’invita ad approfondire un aspetto dottrinale e culturale importante: l’attendibilità storica dei racconti e degli eventi contenuti negli scritti lucani. Infatti, l’autore dice che prima di comporre in modo ordinato i suoi due libri, egli ha fatto “ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi” (v.3). L'opera è dedicata a Teofilo, personaggio di famiglia elevata, appartenente alla nobiltà.

         Con il discorso di Gesù a Nazareth, Luca intende introdurre e illuminare tutto il ministero pubblico di Gesù. Isaia 61,1-2 contiene in sintesi i grandi temi che caratterizzano il suo vangelo e quelli a lui più cari: lo Spirito Santo, l’unzione messianica, la liberazione escatologica, la gioia messianica, l’intervento divino a favore dei poveri e degli oppressi, la proclamazione dell’anno di grazia. Quel programma che in Marco è inaugurato con la proclamazione: “Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,14-15) e in Matteo si evolve nel discorso della montagna (Mt 5, 1-48), in Luca si offre nel centro del culto ebraico: ciò che si compie non è il tempo, ma la Scrittura.

b. Spiegazione del testo:

vv.14-15 E ritornò nella potenza dello Spirito.., ed Egli insegnava

Gesù è presentato come una persona sotto l’influsso costante dello Spirito Santo. La potenza dello Spirito con cui agisce si manifesta nell’autorità e nella potenza della sua parola che vince il male. Il tema dello Spirito Santo è molto caro a Luca;  infatti non si ferma a menzionarlo solo nei primi tre capitoli(1.15,35.41.67.80; 2,25.26.27; 3,22), ma anche nel resto del suo Vangelo, dove egli ne fa menzione più volte in confronto agli altri Sinottici (4,1.14.18; 10,21; 11,13).

Insegnava: Il suo insegnamento passerà dalla sinagoga alla strada (v.43) e si completerà nella casa (5,17ss). Sono i tre luoghi in cui si annuncia il vangelo: nella sinagoga, che è Israele, per la strada, che è la missione, e nella casa, che è la chiesa. L’attività di Gesù è itinerante e instancabile: vuol raggiungere l’uomo in tutte le sue situazioni.

vv. 16-17: si recò a Nazaret, ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga, si alzò a leggere. A Nazaret: Luca, pone l’inizio del ministero di Gesù tra i suoi e, respinto da essi, la sua parola trasmigrerà e fruttificherà altrove.  Di sabato: perché la sua parola apre all’uomo il nuovo giorno di Dio. In esso si entra attraverso l’ascolto e l’obbedienza a lui ascoltatore perfetto del Padre. Si allude al fatto che il Cristo risorto legge e fa riconoscere nella sinagoga il significato della Parola data a Israele. La sinagoga risulta essere luogo frequentato da Gesù. Qui, fin dai primi anni dell’età adulta, egli ha ascoltato la Parola di Dio e l’ha interpretata secondo la tradizione viva del popolo. Ogni ebreo adulto poteva prendere parola, i capi della sinagoga generalmente affidavano questo compito a coloro che fossero esperti nelle Scritture. Il fatto che Gesù si alzi per leggere, indica che era abituale per lui il farlo come gli era abituale di sabato andare nella sinagoga; il testo dimostra che egli è un figlio di Israele esperto nella lettura e nell’interpretazione della Torah e dei Profeti. La fede cristiana nasce quindi dai rappresentanti fedeli del popolo d’Israele nei quali l’attesa è giunta a maturazione. Tutti i personaggi di Luca sono autentici israeliti: Zaccaria, Elisabetta e Giovanni, Maria, Giuseppe e Gesù, gli apostoli e poi negli Atti, Paolo. È “un solito” che porta con sé un qualcosa di nuovo. La sinagoga è il luogo da cui parte l’annuncio per estendersi alle città di Giuda e di Galilea, a tutto Israele e fino agli estremi confini della terra. Da un culto sinagogale incapace di accogliere la Parola antica che si compie nell’oggi, si passa al culto della sequela nelle strade del mondo.

vv. 18-19 : “Lo Spirito del Signore è su di me…”    Il testo di Is 61,1-2 descrive la chiamata e la missione del profeta come annuncio e messaggio di consolazione, nella Sinagoga di Nazaret, Gesù applica a sé questo testo. Di fatto, Egli è unto da Dio Padre con lo Spirito Santo per la missione; il compito di tale missione consiste nell'annunziare il lieto messaggio ai poveri, nel proclamare la liberazione ai prigionieri, nel dare la vista ai ciechi, nel rimettere in libertà gli oppressi, nel predicare l'anno di grazia. Si tratta di una funzione che ha carattere profetico e insieme messianico; a tale compito egli è abilitato dallo Spirito Santo a lui donato da Dio Padre come unzione per la consacrazione. Inoltre, Gesù è presentato come centro della rivelazione biblica, perché nella sua persona si compiono gli oracoli dell’Antico testamento; si tratta di un aspetto cristologico molto significativo nel terzo Vangelo, basta ricordare l’ammonimento del Risorto ai due discepoli di Emmaus sulla necessità del compimento di tutte le Scritture nella sua persona (Lc 24,25ss).Con altrettanta chiarezza Gesù, la sera della sua risurrezione, ammaestra gli apostoli “…bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei salmi. Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture..” (Lc 24,44-45)

v. 20, avvolto il volume..e sedette..Gesù “chiude” il libro. Con lui, che si è alzato, apre, proclama e si siede, è chiuso il tempo della promessa e si apre il tempo della realtà: il tempo finalmente è compiuto (cf mc 1,15)! Gesù parla seduto, la posizione tipica di chi insegna. Gli occhi ormai sono fissi su di lui, nel quale la Parola si fa carne e il libro si fa storia.

v.21. Oggi si è riempita questa Scrittura nei vostri orecchi.,Gesù non commenta le parole di Isaia, ma le attualizza. La sua è parola evento –rhêma - (At 10,37), una parola che è già salvezza. La profezia diventa viva, è in atto. L’interpretazione di Gesù supera ogni aspettativa. Nella Parola è presente l’oggi, quell’oggi tipico dell’evangelista che è l’oggi della salvezza, l’oggi dell’adempimento in corrispondenza con l’udito (cfr Rom 10,17). Essenziale per Luca è l’ascolto; infatti, la realizzazione delle promesse antiche che si ripete in tutta l’opera lucana (Lc 9,51; At 2,1; 19,21) è per coloro che ascoltano: gli anawin, i poveri, gli oppressi, i preferiti di Jhwh (Is 11,4;29,19) e ora i preferiti di Gesù (Mt 11,28).                               

Dall’esperienza Carmelitana:

S.Teresa del Bambino Gesù legge, medita 1 Cor 12-13 e scopre la sua vocazione nella Chiesa .Leggiamo dai suoi scritti:

“Durante l'orazione, i miei desideri mi facevano soffrire un vero martirio: aprii le epistole di  san Paolo per cercare una risposta. I capitoli XII e XIII della prima epistola ai Corinzi mi caddero  sotto gli occhi. Lessi, nel primo, che tutti non possono essere apostoli, profeti, dottori, ecc.; che la  Chiesa è composta di diverse membra, e che l'occhio non potrebbe essere al tempo stesso anche  la mano. La risposta era chiara, ma non colmava il mio desiderio, non mi dava la pace. Come  Maddalena chinandosi sempre sulla tomba vuota finì per trovare ciò che cercava, così,  abbassandomi fino alle profondità del mio nulla, m'innalzai tanto in alto, che riuscii a raggiungere il  mio scopo. Senza scoraggiarmi, continuai la lettura, e trovai sollievo in questa frase: "Cercate con  ardore i doni più perfetti, ma vi mostrerò una via ancor più perfetta". E l'Apostolo spiega come i  doni più perfetti sono nulla senza l'Amore. La Carità è la via per eccellenza che conduce  sicuramente a Dio. 

                Finalmente avevo trovato il riposo. Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero  riconosciuta in alcuno dei membri descritti da san Paolo, o piuttosto volevo riconoscermi in tutti. La  Carità mi dette la chiave della mia vocazione. Capii che, se la Chiesa ha un corpo composto da  diverse membra, l'organo più necessario, più nobile di tutti non le manca, capii che la Chiesa ha  un cuore, e che questo cuore arde d'amore. Capii che l'amore solo fa agire le membra della  Chiesa, che, se l'amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri  rifiuterebbero di versare il loro sangue... Capii che l'amore racchiude tutte le vocazioni, che l'amore  è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola che è eterno”.(MA 253-254)

Orazione finale

O Cristo, servo obbediente del Padre in tutto sospinto dallo Spirito, tu hai portato a compimento le divine Scritture. La tua missione di servo continua nella Chiesa, “popolo di umili e di poveri”, inviato in tutto il mondo per gli uomini di ogni tempo. Di fronte al male dilagante, alla violenza e alla corruzione, non permettere che ci assalga uno zelo amaro e turbolento, un istinto di impazienza e di vendetta, ma donaci il tuo buono Spirito di mansuetudine e di pace, di giustizia e di pietà, di forza e di dolcezza, perché così venga a cominciare dai nostri cuori, il tuo regno di santità e di amore. Amen.


mercoledì 20 gennaio 2010

Professione perpetua di sr. Arlete


Dal Brasile ci scrivono:
Carissime Sorelle, condivido con voi la gioia di aver partecipato della Missione in preparazione ai Voti Perpetui di Sr Arlete. Siamo arrivate in Santa Maria de Boa Vista, il 7 gennaio pomeriggio e dopo a Orocò Sr Neuza e Sr Luiza arrivarono in Santa Maria ci sono rimaste per preparare la torta della festa. Mi ha ospitato la famiglia di Sr Marileide.
La sera abbiamo partecipato alla S. Messa e riflettuto sulla vita consacrata. Il giorno dopo, alle ore 5,30 abbiamo iniziato un pellegrinaggio fino al quartiere che avrebbe dovuto ricevere la visita dei missionari, riflettendo sulla vita missionaria. Il popolo di Orocò era ben rappresentato da molta gente che si unì alla marcia.
Alle ore 7 del mattino ci è stato offerto il caffè con tanti ottimi alimenti: latte, frutta, cuscus, tapioca. A conclusione, i missionaria iniziarono il lavoro programmato: visita e benedizione a tutte le case del territorio.
Nella città di Orocò rimase una equipe formata da Sr Judecy, Sr Ana Balbina, Sr Marileide, Sr Arlete e i missionari della città. Furono formate 8 equipe che si dedicarono alle comunità delle zone rurali.
Sr Maria da Gloria, Sr Ediene, Maria Nazare, Adriana, Pauliane, Debora, Samira, nostre formande, insieme ai 10 missionari, con Sr Mercia e Sr Santa dell’Istituto di Nostra Signora del Carmine di Unai e Paracatu hanno condotto la missione vocazionale in ciascuna realtà e hanno invitato tutti alla professione.
Il giorno seguente, io mi incontrai con la famiglia di Arlete: tra gioia ed emozioni, abbiamo ricordato le preghiere di benedizioni che la famiglia devota di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, canta di generazione in generazione. Fu un momento singolare. Ho potuto constatare che la vocazione è la risposta di Dio alla famiglia e alla comunità che prega. Fu un momento di gioia e di gratitudine a Dio. Più tardi, i missionari si riunirono per valutare la missione. Realmente fu un momento di incontro, di condivisione, di molta preghiera e scambio di esperienza. Padre Ceslau, che aveva cresimato e dato la Prima Comunione a Sr Arlete, e che stava sostituendo il parroco, Padre Joao, aprì le porte della parrocchia, dando la possibilità che la programmazione della missione si concretizzasse. Alcune giovani chiesero di conoscere maggiormente da vicino la nostra Congregazione. Tutto era pronto: la Liturgia ben preparata, i canti molto significativi e tantissima gente, eravamo quasi due mila persone: vi parteciparono tutte le comunità, venuti con tanti pullman, offerti dalla Prefettura. Dicevano: “Oggi il Cielo si è apertoqui in Orocò: non abbiamo mai visto tanta bellezza!”
La famiglia era molto felice; Sr Arlete non conteneva tanta felicità. Ha presieduto la celebrazione Fra Juraci, Carmeliano, esaltando la grandezza della consacrazione e ancor più della vita carmelitana. Hanno concelebrato il Padre Ceslau e il parroco di Santa Maria de Boa Vista
Dopo la S. Messa, ci fu la festa organizzata dai familiari e dal popolo del Clab de Orocò. Fu molto buono verso i giovani che danzavano ciranda, musiche di roda... Sembrava un sogno.
Tutti andarono via felici, portandosi un pezzetto del delizioso dolce
Durante tutta l a missione, il popolo ha pregato molto per le vocazioni e in modo speciale per la perseveranza di Sr Arlete, e anche noi Suore abbiamo pregato anche per la famiglia di Sr Arlete, che ha donato con gioia tre figlie al Signore nella nostra Congregazione.
Ringraziamo Dio che ci ha guardato con amore e chiediamogli che continui a inviarci vocazioni compromessi.  A Sr Arlete i nostri auguri; alle Suore, alle formande e ai missionari che hanno pregato per la missione e preparata nei dettagli, il nostro Dio li ricompensi
Manda, o Signore, tanti operai alla tua messe


Dearest Sisters, I’d like to share with you the joy of having involved in the mission, in preparation for the Perpetual vows of Sr. Arlete. We arrived in Santa Maria de Boa Vista, afternoon in the 7th of January and later a Orocõ. Sr Neuza e sr. Luisa remained at Santa Maria for baking the cake in preparation of the feast. I am hosted in the family of Sr. Marileide.
In the afternoon we partecipated the Holy Mass and reflected on the value of the consecration life. In the next morning at 5:30a.m. we started a pilgrimage to the neighbourhood that would be incharged of receiving the visits of the missionaries, reflecting then on the mission life. The people of Orocõ were very well represented by a larged group who joined in the march.
At 7:00 o’clock in the morning we’re offered with coffee and some other foods: like milk, fruit, cuscus, tapioca…after all that, the missionaries were starting the work as what it is programmed: visiting and blessing all the houses of the neighbourhood.
In the city of Orocõ, a team formed by sr Judecy, sr Ana Balbina, sr Marileide, sr Arlete and the missionaries in that local area remained. It was then formed 8 teams that will be dedicating in the community of that town areas.
Sr Maria da Gloria, sr Ediene, our formandys: Maria Nazare, Adriana, Pauliane, Devora, Samira, together with 10 missionaries, with sr Mercia e sr Santa in the Institute of Nostra Signora del Carmine of Unai Paracatu has conducted the vocational mission as a matter of fact, each one has invited everybody to the profession.
The following day I encounter the family of sr Arlete: together with joy and emotions we remembered the prayers and the blessings that the family devoted to our Lady of Perpetual Help (Nostra Signora del Perpetuo Soccorso), sing from generation to generation. It was one of an unforgettable moment. I realized that the vocation is the response to God from the family and the community who pray. It was a moment of joy and thanksgiving to God.
Later, the missionaries were reunited to check and evaluate the mission. It was really a moment of encounter, of sharing, of much prayer and exchanged of experience. Father Ceslau, the one who had given the Confirmation and First Communion to sr Arlete and presently substituted the parish priest , Father Joao, opened the door in the church, giving the possibility that the mission programs will be realized.
Some youths asked and showed interest in knowing more closely our Congregation.
Everything were ready: the liturgy well prepared, the songs were very meaningful and a big crowds of almost 2,000 people reaching us by some bus oferred from the Prefetture; had demonstrated the participation of the whole community. One could say: “ Today the heaven is open here at Orocõ; we have not experienced such particular joy and beauty!”
The family were very happy, and sr Arlete can’t hide her contentment and much joy. In the celebration presided, Fr. Juraci, Carmelite priest, and with grand exulting joy magnify the gift of a Carmelite life consecration. It was concelebrated by Fr. Ceslau and the parish priest of Santa Maria de Boa Vista.
After, the Holy Mass, followed the feast organized by the relatives and the people of the Clab of Orocõ. There were much fun for the youth who were dancing in circle, with running music that seemed to be a dream.
Everyone left with joy, bringing a piece of the delicious cake. During the whole period mission, the people prayed so much for the vocations with the particular and special intentions for the perseverance of sr. Arlete, and all of us sisters also had prayed for her family and joined in thanking the Lord for having given three of their children in our Congregation.
We are thankful to the Lord who had looked on us with love and once again we continually asked God to send us the compromised vocation.
To sr. Arlete our warmest and sincere greetings; to all the sisters, our formandys and to the missionaries who had prayed for the mission and prepared all the details, our Almighty Lord will recompense you! Send, o Lord, many laborers into your vine yard.



Queridas irmãs, é com alegria que partilho com vocês a alegria de ter participado um pouco da missão em preparação aos votos perpétuos de irmã arlete. chegamos em santa maria no dia 07.01 á tarde e logo fomos para orocó. irmã neuza e irmã luiza ficaram em santa maria para adiantarem o bolo da festa. hospedei-me na casa de irmã marileide.
 á noite participamos da missa e refletimos sobre vida consagrada.  no dia 08 ás 5h30m iniciamos a caminhada até o bairro que ia receber a visita dos missionários refletindo sobre a vida missionária. o povo de orocó estava muito bem representado tinha muita gente. encerrando a caminhada, ás 7 horas da manhã com um delicioso e farturento café. todos que caminharam , inclusive o prefeito da cidade, que participou todos os dias, tomaram o café com frutas da região, cuscuz, tapioca, bolo, salgados, rerigerantes, sucos e café com leite, muita fartura. o café, durante todos os dias foram organizados pelo bairro que iria receber a visita dos missionarios. terminado o café iniciava o trabalho de visita bênção a todas as casas do bairro.
na cidade de orocó ficou uma equipe formada por irmã judecy, irmã ana balbina, irmã marileide, irmã arlete e os missionários da cidade. foram formadas mais 08 equipes que foram para as comunidades rurais. irmã maria da glória, irmã  ediene, maria nazare, adriana, pauliane, débora samira, nossas formandas, juntamente com 10 missionários, com irmã mércia e irmã santa do instituto nossa senhora do carmo de unai e paracatu-mg e a vocacionada hinara, visitaram as comunidades, conduziram a missão vocacional em cada realidade e convidaram para a profissão.
no dia 09 me reuni com a família de irmã arlete, era só alegria e emoção. recordamos os benditos que a família devota de nossa senhora do perpétuo socorro canta de geração em geração, dançamos estas orações, foi momento singular. pude constatar que vocação é resposta de deus a uma família e comunidade que reza. foi momento de muita alegria e gratidão a deus.
mais tarde na escola todos os missionários reunidos avaliaram a missão. realmente foi momento de encontro, de partilha, muita oração e troca de experiencias. o padre ceslau ( crismou e deu a primeira comunhão a irmã arlete) que estava substituindo o paroco padre joão, abriu as portas da paróquia possibilitando que a programação da missão se concretizasse.
algumas jovens procuraram para conhecer mais de perto a congregação.
tudo preparado, chegou a grande hora. a liturgia muito bem preparada, os cantos muito bonitos e o povo... penso que tinha mais de 2 mil pessoas. todas as comunidades participaram, vieram de ônibus cedido pela prefeitura, de vans... ninguèm perdeu. diziam: “hoje o céu abaixou aqui em orocó, nos nunca tinhamos visto tamanha beleza!”
 a familia estava muito feliz, irmã arlete não cabia em si de felicidade. o frei juracy, carmelita presidiu a celebração e ressaltou a grandeza da consagração e mais ainda da vida carmelita. concelebraram o padre ceslau e o pároco de santa maria da boa vista.
após a missa aconteceu a festa organizada pelos familiares, pelo povo no clube de orocó. foi muito bonito ver os jovens dançando ciranda, músicas de roda, parecia um sonho... todos sairam felizes levando um pedaço do delicioso bolo. durante toda a missão o povo rezou muito pelas vocações, de maneira especial pela perseverança de irmã arlete. e nós irmãs também pedimos muito a deus pela família de irmã arlete que doou com alegria três filhas para se consagrarem a deus na nossa congregação. agradecemos a deus que olha com carinho para nós e pedimos      que ele continue enviando vocações comprometidas.
a irmã arlete nossos parabéns. ás irmãs, formandas e missionários que pregaram a missão e prepararam cada detalhe da celebração, nosso deus lhes pague.  “enviai, senhor, muitos operários...” irmã vanilda






sabato 16 gennaio 2010

LECTIO DIVINA : 2ª Dom. Tempo Ordinario C. (17/01/2010)




 Orazione iniziale

         O Dio che con il dono del tuo Spirito guidi i credenti alla piena luce della verità, donaci di gustare nel tuo Spirito la vera sapienza e di godere sempre la gioia senza fine della tua presenza, per Cristo nostro Signore Amen

Prima lettura: Is 62,1-5

Questo brano, prepara la tematica del brano evangelico, perché presenta la restaurazione del popolo di Dio dopo la dispersione e la distruzione del regno davidico ad opera dei babilonesi come un rinnovamento del patto sinaitico in prospettiva di nozze. La comunità d’Israele con il patto sinaitico è stata scelta dal Signore come sua sposa, ma a causa delle sue infedeltà è stata abbandonata e punita (cf Os 2,4ss; Ger 2,2ss; Ez 16,2ss). L’ira di Dio, però non è senza fine, mentre eterno è il suo amore. Perciò lo Sposo d’Israele vuole manifestare a tutte le nazioni quanta tenerezza egli nutra ancora per la sua sposa, perdonata e riammessa alla sua amicizia (v.2). In tal modo la giustizia di Gerusalemme sorgerà come una stella e la sua salvezza risplenderà come lampada (v.1). Con tale intervento salvifico divino, colei che era abbandonata e devastata, diventerà nuovamente “Compiacimento” e “Sposa” del Signore, sperimentando la dolcezza e l’ebbrezza della vita nuziale. (vv. 4-5).

Seconda lettura: 1Cor 12, 4-11

Costituisce l’ultima sezione della prima lettera ai Corinzi. Essa procede in modo autonomo, tuttavia non senza legami con la tematica ecclesiologica e nuziale delle altre due letture. (1ª § 3ª). In questo brano, infatti, s. Paolo mette in evidenza che la sposa di Cristo, vivente a Corinto (cf 2Cor 11,1-29), mostra grande vitalità spirituale, perché è ricca di carismi. Questi doni dello Spirito non possono essere ritenuti motivo di vanto, ma debbono essere considerati come favori concessi per la crescita di tutta la comunità. In effetti la fonte di questi carismi è unica: lo Sposo, che anima, arricchisce e orna la sposa di Cristo



Terza lettura: Gv 2,1-12

a. Presentazione del testo       

Il passo appartiene alla sezione iniziale del vangelo secondo Giovanni. Il testo inizia dicendo: "Il terzo giorno!" (Gv 2,1). Nel capitolo precedente, Giovanni aveva ripetuto già tre volte l’espressione "Il giorno dopo" (Gv 1,29.35.43). Facendo i calcoli, questo offre lo schema seguente: La testimonianza di Giovanni Battista su Gesù (Gv 1,19-28) avviene il primo giorno. “Il giorno dopo” (Gv 1,29), cioè il secondo giorno, avviene il battesimo di Gesù (Gv 1,29-34). Il terzo giorno, avviene la chiamata dei discepoli e di Pietro (Gv 1,35-42). Il quarto giorno, Gesù chiama Filippo e Filippo chiama Natanaele (Gv 1,43-51). Finalmente, "tre giorni dopo” cioè il settimo giorno, ossia, in pieno sabato, avviene il primo segnale delle nozze di Cana (Gv 2,1). Lungo il vangelo, Gesù realizzerà sette segnali.

Il racconto di Cana chiede al lettore un’ attenzione speciale alla dimensione simbolica e all'uso di una specifica terminologia “giovannea”, i cui significati rimandano all'intero quarto vangelo. Con l'episodio di Cana in­fatti si apre il libro dei segni che si prolunga fino al cap. 12, quan­do ha inizio il libro dell'ora di Gesù, che avrà il suo vertice nella croce. 'Segni' e 'ora' sono due temi decisivi in questo testo.

b. Spiegazione del testo:

vv.1-2: Festa delle nozze. Maria è presente, Gesù è l’invitato. Nell’Antico Testamento, la festa delle nozze era un simbolo dell’amore di Dio verso il suo popolo. Era ciò che tutti si aspettavano nel futuro (Os 2,21-22; Is 62,4-5). E proprio in una festa di nozze, attorno ad una famiglia e ad una comunità, Gesù compie il suo “primo segnale” (Gv 2,11). La Madre di Gesù si trovava nella festa. Gesù ed i suoi discepoli erano invitati. Cioè, la Madre di Gesù fa parte della festa. Simbolizza il Vecchio Testamento. Anche Gesù è presente, ma in veste di invitato. Lui non fa parte del Vecchio Testamento. Insieme ai suoi discepoli lui è il Nuovo Testamento che sta arrivando. La Madre di Gesù aiuterà al passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento.

vv.3-5: Gesù e sua madre davanti alla mancanza di vino. Nel bel mezzo della festa, finisce il vino. La Madre di Gesù riconosce la spiacevole situazione che sta per succedere e, con un gesto delicato si rivolse al Figlio per informarlo:”non hanno più vino”. È una frase con sfumatura sottile che mette l’accento non sulla mancanza di vino, ma sulle persone che stanno per essere umiliate e rattristate da tale inconveniente. Maria si affida completamente al Figlio, le è sufficiente far presente la situazione. Il suo comportamento è animato da una fede profonda nel Figlio, che lei sa essere il Figlio di Dio: si abbandona alla sua volontà, sicura di non restare delusa. Inoltre, la Madre di Gesù rappresenta un’ immagine di una  persona attenta ai problemi degli  altri, e non solo lei constata il problema, ma prende anche iniziative efficienti per risolverlo, non si mette a cercare il colpevole, non accusa, non inveisce contro questo o quello, ma porta la domanda all’Unico che può provvedervi. L’intervento della madre di Gesù, sveglia in Lui l’azione, rispose: “Donna, cosa c’è tra me e te? Non è ancora giunta la mia ora!". Maria non capì la risposta come un no, poiché dice ai servi: "Fate tutto ciò che vi dirà!". Quindi la Vergine si preoccupò anche di disporre i servi ad obbedire alla parola del Figlio, così mostrandosi come madre dei fedeli, cioè di coloro che eseguono i comandi di Cristo; ella infatti vuole favorire l’accoglienza della rivelazione del Verbo incarnato. Maria, in quest’episodio coopera alla nascita della fede nel cuore degli uomini, è mediatrice tra l’Antico e il Nuovo testamento ed è la madre della Chiesa. 

La Donna. Questa appellativo, che a prima vista potrebbe sembrare una irrispettosa presa di distanza, in realtà viene spesso usato nella Bibbia, in contesto fortemente elogiativo. A Cana la figura di Maria, denominata “Donna”, personifica l'antico Israe­le giunto alla pienezza dei tempi nella sua fedeltà all'alleanza. Si direbbe che vi è una presa di coscienza da parte di Gesù, che gli fa vedere in lei non più soltanto la madre che gli ha dato la vita umana, ma la Sion che attende e spera la salvezza definitiva. Se si pensa che sotto la croce, per parlare di Maria, troviamo gli stessi termini utilizzati a Cana («madre di Gesù», «donna»), è possibile intuire che la manifestazione della gloria di Gesù a Cana è una prima tappa sul cammino che porta alla croce e alla esaltazione. L’ora di Gesù, in cui si farà il passaggio dal Vecchio al Nuovo, è la sua passione, morte e risurrezione. Il mutamento dell’acqua in vino è l’indicazione anticipata del nuovo che nascerà a partire dalla morte e dalla risurrezione di Gesù.

v. 6: Le giare della purificazione sono vuoteSi tratta di un piccolo dettaglio, molto significativo. Le giare solevano essere sempre piene, soprattutto durante una festa. Qui sono vuote! Perché? L’osservanza delle leggi della purezza, simbolizzata dalle sei giare, ha esaurito tutte le sue possibilità. L’antica legge è riuscita già a preparare la gente a poter stare in unione di grazia e di giustificazione dinanzi a Dio. Le giare, l’antica alleanza, sono vuote! Non più in grado di generare una vita nuova.

vv. 7-8: Gesù ed i servi : Gesù chiama i servi ed ordina loro di versare acqua nelle sei giare vuote. In tutto, oltre seicento litri! Subito ordina di attingere e di portare al maestro di tavola. Questa iniziativa di Gesù accade senza che i padroni della festa intervengano. Né Gesù, né la madre, né i servi erano ovviamente i padroni. Nessuno di loro andò a chiedere permesso ai padroni. Il rinnovamento passa per le persone che non appartengono al centro del potere.

vv. 9-10: Scoperta del segno da parte del padrone della festa
Il maestro di tavola assaggia l’acqua trasformata in vino e dice allo sposo: “Tutti servono da principio il vino buono. Tu, invece, hai conservato fino ad ora il vino buono!" Il maestro di tavola, il Vecchio Testamento, riconosce pubblicamente che il Nuovo è migliore! Dove prima c’era l’acqua per i riti della purificazione dei giudei, ora c’è vino abbondante per la festa. Era molto vino! Oltre seicento litri, e la festa volgeva quasi al termine! Qual è il senso di questa abbondanza? Cosa si fece con il vino avanzato? Lo stiamo bevendo fino ad oggi!


vv. 11-12: Commento dell’evangelista: Questo è il primo segnale. Nel Quarto Vangelo, il primo segnale avviene per aiutare nella ricostruzione della famiglia, della comunità, per ricucire i rapporti di base tra le persone. Seguiranno altri sei segnali. Giovanni non usa la parola miracolo, bensì la parola segnale. La parola segnale indica che le azioni di Gesù a favore delle persone hanno un valore più profondo, che solo si scopre con i raggi della fede. La piccola comunità dei discepoli che si è formata attorno a Gesù quella settimana, vedendo il segnale, fu in grado di percepire il significato più profondo e “credette in lui”.

 Messaggio  Spirituale: Il tema dominante nelle letture di questa Domenica è quella della sponsalità. Dio è presentato come Sposo di Israele nell’Antico Testamento e Gesù Cristo come Sposo del nuovo Israele: la Chiesa, nel Nuovo Testamento. Dal punto di vista spirituale possiamo cogliere l’aspetto interiore, profondo, appunto quello sponsale dell’unione dell’anima con Dio e dell’invito a nozze che Dio rivolge ad ognuno che nella chiesa  si realizza. Il cristiano cerchi anzitutto di riscoprire la dimensione gioiosa, festosa di essere chiesa mediante l’adesione allo “sposo” che tutto può. La presenza di Maria a Cana invita a riconoscere il ruolo materno e di mediatrice che ancora oggi essa svolge nel cammino di ogni credente ed è modello di una fede autentica.
 Dall’esperienza Carmelitana: Dio si compiace di unire a sé la sua sposa, sì strettamente da non potersi più separare da lei. Tale fusione accade nell’unione mistica del matrimonio spirituale:

“soltanto questo si può dire: che l’anima diviene una cosa sola con Dio e rimane sempre in quel centro con il suo Dio. Possiamo paragonare l’unione all’acqua del cielo che cade in un fiume, dove si confonde in tal modo da non saper più distinguere quella del fiume da quella del cielo; oppure ad un piccolo ruscello che va a finire nel mare: o ad una gran luce che entra in una stanza per due finestre: vi entra divisa e dentro diventa un tutt’uno.” (s.Teresa d’Avila, VVII Mansioni 2,4)

“Chi ama non ha pace finchè non possiede l’Amato e trova riposo nel fissare i suoi occhi negli occhi dello Sposo, con viva fede e intenso amore. Dio e l’anima si guardano come due innamorati. Tra lui e lei l’amore stabilisce un’intensa intima, una unità d’intenti, una comunione di vita, una compenetrazione, una comprensione intima e vitale da rendere sufficiente un solo sguardo-di fede, profonda per intendersi e trovarsi fusi nell’Amore che racchiude il mistero: un trasferirsi graduale dell’una nell’Altro. Tale fusione e trasformazione di vita accade nella notte: Notte che mi hai guidato! O notte amabil più che mattinata! O notte che hai unito l’Amato con l’amata, l’amata nell’Amato trasformata! (Giovanni della Croce, Notte oscura, str 5).

“E’ lo stesso per me vivere o morire. Non vedo bene cosa avrò di più dopo la morte di quanto possiedo già ora…Vedrò il buon Dio, ecco! Perché quanto a essere con lui, lo sono già del tutto anche sulla terra” (S.Teresa di Gesù Bambino, Novissima verba, 15 maggio 1897)

Orazione finale

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen