lunedì 25 gennaio 2010

TRIDUO PER IL 133° COMPLEANNO DELLA BEATA MARIA CROCIFISSA CURCIO


I Giorno

linee fondamentali della sua spiritualità

 L’ideale carmelitano: cuore puro, puro amore

“Oh creature, venite tutte”, vorrei gridare e, non potendolo fare, oh povero cuore, come palpita forte e vorrebbe uscire dal suo posto per dire a tutti: “Amate! Amate! Amate Chi è solo degno d’amore, contemplate le sue immense bellezze e proverete e gusterete cose che non si possono godere se non in Cielo”  (BMCD., 28.XI.1925).
Offrire al Signore un cuore puro, distaccato da ogni affetto disordinato verso le creature per tenerlo tutto in Dio, questo è l’ideale del carmelitano. Madre Crocifissa visse pienamente questo ideale. Basta scorrere le pagine del suo Diario per rendersi conto dell’intensità della sua vita interiore; non vive se non per Dio che le concede il dono della divina contemplazione. Questi momenti di gioia anticipata della patria beata le producono vivi desideri di essere già in cielo.
E’ così che tra i principali tratti di madre Crocifissa che appaiono nel suo Diario spirituale, emerge l’amore, parola che usa più di 500 volte. E proprio l’amore fu il motore della sua vita interiore. Già fin dall’infanzia, lo riconosce nel Diario, sentì un’attrazione speciale verso la SS.ma Vergine dicendo che “sin dall’infanzia fu la rapitrice del mio amore”.
Questa relazione d’amore che nutriva per la SS.ma Vergine fu la scuola ove apprese ad aprire il cuore a tutto ciò che è amabile, dalla Trinità Santissima fino a tutto ciò che è stato creato. La Vergine la guidò per mano a Gesù, lo Sposo Divino, con il quale desiderava identificarsi nell’amore che nutriva per le creature. Il suo cuore era divenuto un’eco del Cuore divino tanto da renderlo visibile e presente nella sua ardente carità verso i peccatori, gli infedeli, le anime benedette del purgatorio. Nel suo cuore, che palpitava all’unisono con quello di Gesù, tutti dovevano essere afferrati dalla redenzione operata ed operante del Cristo. Se santa Teresina trovò il suo posto nella Chiesa e questo fu l’amore nel cuore della Chiesa, allo stesso modo la Madre trovò rifugio in questo posto, il cuore della Chiesa, per volare da lì verso le vette della santità.
Per lei l’amore era tutto, al punto che desiderava incendiare il cuore degli uomini con il fuoco dell’amore affinché Dio potesse essere amato da tutti e tutti potessero godere le delizie che egli riserva in misura adeguata alle anime predilette: condividere l’amore del vero unico grande Amore che è Dio stesso.
Questo suo amore ardente a più riprese e in modi distinti appare nel Diario: amore grande per la SS.ma Trinità, con particolare enfasi per la persona del suo Sposo Divino che ama con la tenerezza della sposa corrisposta dall’amore dello sposo; devozione appassionata per la SS.ma Eucaristia; desideri veementi di identificarsi alla passione del Signore per ottenere i benefici della redenzione per i peccatori; entusiasmo per la vita missionaria, percependo come propria la missione data alla Chiesa, di portare la Buona Novella a tutto il mondo.
Leggiamo nel Diario spirituale la narrazione dei momenti in contemplazione della SS.ma Trinità, che ci mostrano il grado di familiarità che sperimentava con le divine Persone:
“Sentii l’amplesso delle Tre Divine Persone, compresi l’amore Immenso che trasforma queste Tre Persone in un solo Dio [...] e l’amore che trasfondono nell’amplesso che riceve l’anima [...]” (MCD., 14.XI.1925); “Tranquilla e lieta mi addormentai adorando la SS. Trinità” (Ibid., 1.XI.1925);Mentre [l’anima] è immersa nelle delizie dell’amore Immenso che la SS. Trinità le comunica, dei godimenti che solo possono capire le anime che gustano questi favori, attinge luce sempre nuova per capire lo stato di beatitudine di tutti i Beati che assistono a queste scene, e gusta sempre un nuovo vincolo d’intimità con questa Famiglia Beata” (Ibid., 28.XI.1925); “Oh, come è sempre nuovo e profondo questo Mistero d’Amore Immenso: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo mi baciarono e abbracciarono con mille espressioni d’Amore, chiamandomi amore, tesoro, Suo Cielo. Questo abbraccio intimo mi lascia un grande raccoglimento, la luce profonda del Suo Immenso Amore per gli uomini in questo Sacramento d’Amore”( Ibid., 4.IV.1926). Le varie “visioni” della SS.ma Trinità colmavano la Beata di un gaudio ineffabile e stimolante per la sua vita interiore. Sentimenti di adorazione e riparazione per i peccati scaturivano da questi momenti deliziosi: “Dolce visione della SS. Trinità, che adoro con tutto l’ardore che mi è possibile in riparazione dei peccati dei poveri fratelli”(Ibid., 24.X.1925).
In questo clima di dolcezza interiore, andava scoprendo l’immenso amore di Dio verso le creature: “Con Gesù Ostia dopo l’adorazione alla SS. Trinità e del sempre nuovo godimento dell’Immensa Bontà verso le creature” (Ibid., 15.XI.1925) e la bellezza dell’anima in stato di grazia: “Contemplai la bellezza dell’anima nello stato di grazia, di intimo amore con la SS. Trinità” (Ibid., 10.I.1926 ).
Compiendo l’obbedienza datale dal suo padre spirituale di riferire per iscritto le grazie gratuite, tra cui le “visioni”, ella gli manifestava l’imbarazzo che le procurava tale obbedienza poiché non trovava, come già detto, le parole per comunicare le delizie sperimentate in questi momenti di grazia: “Oh, mio Immenso amore come posso manifestare al mio buon Padre quello che in quell’istante sperimentai! Scendesti, o Amor mio con tale impeto d’amore da trasformarmi tutta in sì immenso fuoco, che sentivo sensibilmente e spiritualmente con immenso godimento, sentivo i palpiti violenti del tuo divin Cuore sul mio, una fiamma così sensibile e immensa soavità e godimenti che non ho mai gustato e che non sò ridire, lo Sposo Divino s’impadronì del mio cuore...lo annegò nell’oceano immenso del suo Cuore [...] mi sembrava morire, non potevo contenere tanto amore, non gli Angeli questa volta assistevano a questa scena misteriosa dell’amore immenso del Creatore verso la creatura, ma il coro dei Serafini [...]”(Ibid., 29.X.1925).
Cercava, pertanto, di esprimersi come poteva, ma è certo che rivelava scene di profonda familiarità con la SS.ma Trinità, come riferisce il 30 gennaio 1927: “Sentii l’anima mia tra le braccia del Padre nel Cuore del Figlio fra gli ardori dello Spirito Santo, vidi e sentii così piccola l’anima mia come una bimba di pochi giorni”( Ibid., 30.I.1927).
Era tale la familiarità con il Signore della sua vita che la Beata riusciva, nonostante tutto, a riferire espressioni di commovente tenerezza che le producono una grande consolazione. Il 4 luglio 1927 scriveva nel Diario: “Inabissata l’anima mia nell’Infinita Bontà di Gesù Eucaristia, nel mistero d’amore della SS. Trinità sentii chiamarmi ‘delizia del Suo Cuore’, aggiungendo che di questa intimità è partecipe anche la Santissima Vergine con la quale gode di tanta familiarità: “La dolce Madre e Regina con la Corte Celeste dei Beati partecipando ai miei godimenti mi ripeterono unanimi la stessa espressione ‘tu sei la nostra delizia’. Queste brevi e intime parole divine, mi fanno pregustare sempre nuove consolazioni, profondo amore e nuovi lumi che riguardano la relazione intima d’amore dei Beati in Dio e dei Beati fra di loro, che si fondono tutti nell’Oceano Infinito(Ibid., 4.VII.1927)”.
Era consapevole che l’unione con Gesù Eucaristia, mistero d’amore, l’aiutava a comprendere i segreti misteriosi della SS.ma Trinità e a gustare l’intimità delle tre divine Persone: “E’ proprio in questo giorno di riposo che nell’Ostia Divina questo Mistero d’amore mi fa capire ancora nuovi lumi e gustare l’intimità delle tre Divine Persone” (Ibid., 3.IV.1926).
Erano, senza dubbio, gioie ineffabili che la Madre tentava di comunicare, ma non senza le difficoltà di trasmetterle agli altri, come consta dalle testimonianze delle anime privilegiate che sperimentano questi doni divini. I mistici hanno avuto le stesse difficoltà e anche l’apostolo Paolo non sa dire “se è nel corpo o fuori di esso”( (2Cor 12,3).

Questionario:

Qual è la mia relazione con la SS. Trinità? Qual è il mio posto nella Chiesa? Cosa mi suggerisce la Beata Maria Crocifissa?

La mia preghiera e il mio impegno

(II Giorno)
Purificazione e progresso interiore
a) Purificazione dei sensi
Madre Crocifissa sembra passare attraverso differenti e diverse fasi di purificazione. Da buona e fervente religiosa s’impose volontariamente sacrifici e mortificazioni e, allo stesso tempo, accettò quelli che l’osservanza religiosa opportunamente offre. In questo modo, preparò il suo spirito a quelle difficoltà o contrarietà non cercate, che dovette affrontare per fortificare la volontà e disporsi così, ogni volta con maggior prontezza all’accettazione della volontà di Dio in qualsiasi momento e circostanza.
Occorre collaborare alla purificazione del cuore. I maestri di spirito insistono su questo passaggio obbligato della vita spirituale; se volontariamente non si decide, di fronte a un’opzione, di scegliere ciò che è meno gustoso, più difficile, di maggiore umiliazione, di minore ricompensa e gratificazione, anziché scegliere ciò che è più gratificante, comodo, facile,  l’anima si ritroverà debole di fronte alle contrarietà che normalmente la vita presenta: infermità, mancanza del necessario, ingratitudini, offese.
Madre Crocifissa, come tutte le creature impegnate nel cammino della perfezione, passò attraverso difficoltà di ogni genere: indisposizioni, infermità, semplici mal di testa, e ne seppe approfittare rinunciando a se stessa e accettando le dolorose prove di Dio. Non è infrequente che tali contrattempi appaiano nella vita di una persona normale; l’orario della comunità può essere occasione di mortificazione, ma allo stesso tempo può essere anche l’opportunità per il rinnegamento di sé e per progredire nell’intima unione con Dio. Tale è l’esempio che propone la Beata: “Non ebbi manco oggi il bene di assistere alla Messa e farmi la Comunione, era al solito prestissimo ed io soffrivo il solito mal di capo. Con questo tormento non posso pregare, ma offro il mio tormento in unione dei dolori immensi che soffrì Gesù nella coronazione di spine, per espiazione delle mie colpe e dei peccatori”( Ibid., 15.XII.1925).
Soffriva in silenzio disturbi piccoli o grandi, e di fronte all’invito alla riparazione che le presentava il Signore, in amorosa risposta affrontò le difficoltà trasformandole in un’offerta d’amore. “L’ora d’adorazione, mi sentivo il corpo pieno di dolori e con febbre lo trascinai perché il cuore non potè resistere all’immenso Amore che lo invitava alla riparazione” (Ibid., 7.II.1926). “I dolori, arrivata in chiesa mi aumentarono, tanto da non poter stare, contro le mie abitudini, in ginocchio, ma seduta era anche un tormento, la voce dello Sposo nel primo quarto d’ora si fece sentire e allora ebbi la forza di resistere”( Ibid., 7.II.1926).
Desiderava tanto ricevere la santa Comunione che chiese al Signore di non vedersene privata come pure della santa Messa, giacché egli era il suo medico e il suo tutto: “Domandai a Gesù un favore, cioè di non privarmi a causa delle infermità che prevedevo dover soffrire per parecchi giorni come gli altri anni, della S. Comunione e la S. Messa e soprattutto per non dare dispiacere a colui che lo rappresenta, dovendo lasciare la comunità senza guida, e proprio per domandarLe questa grazia non ero andata a letto come la prudenza mi suggeriva, perché Lui è il mio Medico, il mio tutto”(Ibid., 7.II.1926), e percepisce interiormente come se il Signore assentisse alla sua preghiera, tanta era la confidenza che aveva con lui: “Mi sentii infondere tranquillità e gioia in risposta alla mia domanda, ritornai a casa sofferente come prima ma contenta”(Ibid., 7.II.1926).

b) Purificazione dello spirito
E’ un peccato che non si sia potuto salvare tutto il Diario, dato che una parte molto importante presumibilmente andò distrutta; sicuramente lo scritto completo avrebbe posto in rilievo il progressivo cammino di perfezione cristiana e religiosa della santa religiosa. Malgrado lo scarso materiale che abbiamo in possesso, tuttavia possiamo notare come, a prescindere dalle grazie straordinarie che la Serva di Dio riceveva nei momenti di preghiera, avesse sperimentato anche la purificazione dello spirito. Seppe approfittare di questo lavorio interiore cui il Signore la sottoponeva consegnandosi docilmente nelle mani del Signore. Nel suo Diario appaiono sentimenti di indegnità per la sua condizione di peccatrice, contro i quali reagiva subito cercando rifugio nella preghiera. “Sento una continua avversione a queste consolazioni e diffidenza perché vedo la mia estrema miseria, di che sono e sarei capace senza Dio un solo istante!”( Ibid., 10.I.1926). riservate alle anime privilegiate, avendo coscienza della sua miseria e indegnità. A questo proposito scrive: “Nella meditazione del mattino, la solita tentazione di essere illusa [...] e perciò indegna di accostarmi al Pane Celeste”, e continuando prosegue: “Nel momento di ricevere l’Ostia candida, al solito come viatico, uno splendore di cielo s’impadronì di me e compresi e gustai un nuovo grado di beatitudine che l’anima pura gode appena si separa dalle spoglie mortali; annegata nell’immensità di Dio l’anima con tali godimenti sembra che non ha più corpo e non vorrebbe più ritornare a rivivere!... Sono brevissimi tali godimenti, a me sembrano istanti”. In seguito, torna a parlare di nuovo della veemenza della tentazione: “La tentazione però venne ad assalirmi con maggior veemenza, come ebbi il coraggio di accostarmi alla Comunione dopo quella notte [...] trascorsi quasi tutta la giornata in questo tormento”.  Per questo motivo, si rifugiava nella preghiera per ottenere la protezione promessa dalla Vergine, cosa che le era di grande consolazione: “Nella recita del Rosario la tenera Madre mi rassicurò della sua protezione e così ritornata tranquilla e lieta mi addormentai adorando la SS. Trinità(Ibid., 31.X.1925)”.
Queste tentazioni spuntavano con violenza anche durante il giorno, ma ella nella prova sapeva conservare la sua fede incrollabile nell’aiuto del Signore. “Durante il giorno spesso le nere ombre mi hanno tormentato con maligne suggestioni [...] non potete nuocermi se non per volontà di Dio”( Ibid., 18.I.1926). Disposta a passare per tutte le prove che il Signore le avrebbe inviate: il martirio, la distruzione della sua Congregazione tanto amata, il morire a se stessa,  persino la condanna eterna se necessaria alla salvezza delle anime, era sicura che Dio non lo avrebbe mai permesso. In tutto ciò, non chiedeva di allontanarsi dalla volontà di Dio nelle cui mani onnipotenti si era abbandonata ciecamente. “E allora accetto qualunque martirio, anche la distruzione dell’istituzione, di me stessa e della mia dannazione che certo Dio non permetterà!”(Ibid., 18.I.1926). Nelle tentazioni, che l’assalivano con grande veemenza, la Madre sperimentava nel suo intimo l’abbandono, il rischio della condanna eterna al punto tale che il solo ricordo di questi momenti la riempiva di tristezza e la rendeva incapace di poterli descrivere. “Questa tentazione però [...] mi ha amareggiato immensamente, l’abbandono, la dannazione, per colmo! Non posso ricordare queste ore di lotta senza lacrime, non ho sofferto mai simile martirio, come mi sembrava realtà tutto l’orribile apparato che quelle ombre diaboliche mi descrivevano, né posso riferire tutte le maligne suggestioni”( Ibid., 18.I.1926).
Ricorreva alla SS.ma Vergine, come già si è ricordato, e per alcuni momenti recuperava la pace, ma di nuovo era assediata da altre tentazioni. Con l’aiuto di Dio andò sempre avanti e seppe approfittare di queste lotte per rifugiarsi fiduciosa in Colui che le dava forza: “Invocando il nome della potente mia Madre sentivo qualche istante di luce e tranquillità, ma la lotta ricominciava (Ibid., 18.I.1926)”.
Oltre a queste terribili tentazioni, soffriva anche momenti di aridità spirituale: “Volevo accostarmi alla Comunione con l’ardore dei Serafini ma non solo soffrivo aridità nella meditazione, ma neanche potevo concepire un buon pensiero per il momento sublime della Comunione”( Ibid., 12.V.1925).
Avvertiva la mancanza dello spirito di mortificazione, specialmente nei giorni di penitenza e questa situazione le accresceva la tentazione della paura di fronte alla possibilità di presentarsi in questo miserevole stato dinanzi a Dio, al trono della divina giustizia. Tutto passava, però, quando riceveva la Santa Comunione che la trasformava totalmente: “Mi sentivo così colpevole e carica di mille imperfezioni e senza spirito di mortificazione in questi giorni specialmente di penitenza; sul letto di morte questo sarà un grande martirio; mi sentivo scoraggiata e afflitta dovendomi presentare al trono della divina Giustizia in tale stato miserando, senza penitenza, senza mortificazione. Alla Comunione portavo solo la mia confusione, la mia umiliazione, appena l’Ostia Divina entrò nel mio povero cuore sentii una soave trasformazione, la mia dolce e tenera Madre, che mi presenterà all’augustissima Triade, mi pigliò nelle sue divine e materne braccia e, come una piccola bimba mi presentò a Dio Padre, sentii che la Vergine SS. mi diceva: di che temi, così ti presenterò nel giorno solenne, per i bimbi non esiste giudizio, il Padre per i pargoli è tenerissimo, ti consegnerò a Lui, nelle sue paterne braccia” (Ibid., 12.V.1925).

Questionario: Qual è la mia relazione con Dio nella sofferenza? Qual trasformazione Dio ha operato in me nell’ora della prova? Cosa mi suggerisce la Beata Maria Crocifissa? …La mia preghiera e il mio impegno

(III Giorno)

Figlia della Chiesa
La vita interiore della Madre è centrata particolarmente sulla sua grande devozione-amore all’Eucaristia in tutti i suoi aspetti: la santa Messa, la santa Comunione, il culto all’Eucaristia fuori della Messa. Volava con il pensiero o fisicamente verso il tabernacolo e chiamava Gesù il ‘Divino Prigioniero’ del tabernacolo. E’ precisamente da questo contatto con il Signore, presente in mezzo al suo popolo, che scaturiscono le sue “visioni” e “comunicazioni”, che tanto l’illuminavano e riempivano di un gaudio celeste. In queste esperienze sublimi assai andava crescendo il suo amore verso Dio e  tutto ciò che è in relazione a lui; il suo cuore infiammato traboccava di entusiasmo per le cose di Dio.
Da questa sorta di trampolino la madre Crocifissa si proiettava verso la sua Chiesa, la Chiesa tutta, o, come scrive nel suo Diario, la Chiesa trionfante, la Chiesa militante e la Chiesa purgante. Il suo amore alla Chiesa abbracciava tutti quelli ai quali sentiva di  appartenere. Sentiva di essere figlia della Chiesa e faceva sue le necessità della stessa, ragion per cui era interessata alla conversione dei peccatori, intercedendo per loro, per le anime benedette del purgatorio, che chiamava sue “sorelle”, per i sacerdoti e le vocazioni religiose, per l’espansione del regno di Dio. In questa linea, chiedeva nella preghiera che il suo Istituto potesse servire alle missioni, che fosse, in breve, un istituto missionario. Queste preoccupazioni della sua anima erano accompagnate da “visioni” che la sensibilizzavano ogni volta di più di fronte alle necessità della Chiesa.
Sono parecchi i paragrafi del Diario che alludono a questo amore alla Chiesa nei suoi differenti stati. Basti pensare, ad esempio, agli episodi in cui si sentiva presente nel cenacolo al momento dell’istituzione dell’Eucaristia e comprendeva che l’Eucaristia è il vincolo di unione di tutta la Chiesa nonché anticipazione della visione beatifica: “Nella Comunione mi sentii presente nel momento dell’istituzione della SS. Eucaristia, di essere in compagnia con i primi discepoli di Gesù e della SS. Vergine e sperimentai l’unione di Gesù per mezzo di questo Cibo Divino con la Chiesa militante: è il Cibo che affratella, unisce le membra al Corpo di Gesù che è il Capo; nutrirsi dello stesso Alimento, mangiare alla stessa Mensa per essere tutti uniti in questa vita, come i beati godono la stessa beatifica visione reale di Colui che qui contempliamo e gustiamo sotto i mistici veli dell’Eucaristia” (Ibid., 21.I.1926);Vorrei manifestarle, o Padre, il dolce vincolo di amore che nel momento della Comunione del Sacerdote, l’animo mio sente con i giusti che vivono la vita eucaristica, sembrami ripetersi sempre con diverse conoscenze l’istituzione della SS. Eucaristia che fu il dolce vincolo dell’amore fraterno fra i discepoli, la SS. Vergine e le intime soavità dell’amore Paterno che lasciava per nutrimento la Sua stessa Carne, il Suo Sangue (Ibid., 6.III.1927)”.

a) Interesse per le vocazioni: Nelle sue conversazioni col Signore madre Crocifissa non dimentica di parlargli del padre Lorenzo, di pregare per la Chiesa, per le vocazioni, per il suo Istituto: “Parlai a Gesù in quella dolce intimità, parlai di Lei o mio buon Padre, dei suoi santi ideali: [...] pregai per la Chiesa, mi sentii rispondere: ti basti le assicurazioni che ti ha dato la mia SS. Madre, la quale comanda e dispensa ciò che vuole; pregai per le vocazioni, necessarie al nostro Istituto e di tutto il resto, sentii una voce soave terminate le preghiere: parlami sempre delle cose che riguardano l’istituto in questa intimità e lascia tutto in questa mia ferita, nel mio cuore”(Ibid., 26.II.1927).

b) Amore per i sacerdoti: La Serva di Dio amava chiamare questi incontri con il Signore “scuola del Cuore Eucaristico”, incontri dai quali riconosceva di aver appreso tante cose. In questi “a tu per tu” aveva compreso con maggior penetrazione la missione dei sacerdoti come rappresentanti di Cristo ai quali è stata affidata la sorte della salvezza delle anime, di cui dovranno render conto: “Che importanti lezioni che ho apprese oggi alla scuola del Cuore Eucaristico. Sì, o mio buon Padre, a loro è affidata la missione più ardua ma sublime, rappresentano Gesù Cristo, a loro ha affidato le sorti della salvezza delle anime, a loro ha affidato la Chiesa, le anime, grande è la loro missione, ma guai a coloro che del potere illimitato datogli dalla Divina Sapienza non sanno corrispondere! (Ibid., 4.III.1926)”.
Era grande la preoccupazione della Beata per i sacerdoti, dal momento che nutriva una grande venerazione per i rappresentanti di Cristo che assecondano i desideri del Signore. Per questo motivo, pregava per loro, avvertendo che la sua preghiera era gradita: “Compresi cose altissime, oh! che grande venerazione sento per coloro che rappresentano sì altissima dignità e quale zelo sento per la preghiera. Pregare per i Sacerdoti, per questi Soli che dovranno illuminare il mondo, le anime, oh! com’è gradita sommamente al Cuor di Gesù tale preghiera, com’è interessantissimo per la Chiesa avere veri Sacerdoti” (Ibid., 11.III.1927).

c) Spirito missionario: Anche se nel Diario la Madre non menziona espressamente la parola Chiesa, tuttavia il suo spirito missionario, la sua preoccupazione per la conversione dei peccatori e la salvezza degli uomini rivelano il suo grande amore per la Chiesa. La fondazione della Congregazione femminile per l’espansione della Chiesa e il desiderio di formare un gruppo di carmelitane missionarie, che altro sono se non un essere in piena sintonia con la Chiesa? La Chiesa è missionaria per sua stessa natura e questa dimensione è radicata nel cuore della Madre. Nelle sue preghiere, difatti, manifestava un’ardente preoccupazione per le missioni e ciò la portava ad essere favorita di grazie speciali che davano impulso al suo spirito missionario. Vediamone un esempio. Il suo interesse per le missioni la spingeva alla preghiera anche durante la notte. Sentiva il desiderio di correre ai piedi di Gesù nel tabernacolo per pregare per la sua famiglia e per i missionari: “La notte sentivo una fiamma di luce nel cuore e volavo in tutti i tabernacoli del mondo per visitare, consolare il Prigioniero Divino e per pregare per la mia grande immensa famiglia e specialmente per i Missionari”(Ibid., 26.X.1925). E’ talmente grande l’interesse che sente per l’opera missionaria della Chiesa che questo pensiero persiste nel tempo della meditazione e in tale momento si sente trasportata da Gesù in un luogo di missioni. “Seguitai così la meditazione del mattino e dopo la comunione, non appena l’Ospite, lo Sposo Divino s’impadronì di me sentii trasportarmi assieme ad un religioso [sarà a chi mi ha affidato] in un luogo di missioni, mi vidi circondata di tanti moretti fanciulli e di altre razze curiose, alcuni gialli e con gli occhi ovali” (Ibid., 26.X.1925). Chiede a Gesù perché l’ha condotta in quel luogo e Gesù le risponde: “perché lasci il seme della tua preghiera onde trovare la terra disposta per fecondare a coloro che verranno in questa missione” (Ibid., 26.X.1925).
Abitualmente  era solita pregare davanti al SS.mo Sacramento ed era in questi momenti di raccoglimento e di unione col Signore che sperimentava quelle illuminazioni interiori che le procuravano tanta gioia e, a volte, la spronavano nella vita interiore. E proprio in uno di questi momenti di rara intimità, presa dallo Spirito divino scriveva: “Con Gesù Ostia sentii la compagnia della Regina dei Santi e con la cara Teresina trovarmi in luoghi di Missioni; con me erano diversi gruppi di religiose e religiosi, ma ogni gruppo era destinato per diversi luoghi e quindi li vedevo separati l’uno dall’altro, la Santina versava fiori che pigliava dal seno della SS. Vergine che presiedeva questi religiosi. I fiori sono le benedizioni, le grazie necessarie per queste Missioni” (Ibid., 10.XI.1925).
In breve, la madre Crocifissa avvertiva il desiderio che il suo nascente istituto potesse servire le missioni della Chiesa, rivelando così l’amore che nutriva per essa: “Il pensiero delle missioni, questo santa aspirazione che ha formato sempre l’ideale di questo nascente istituto, oh! come vorrei vederlo presto realizzato, prima che suoni l’ora della mia partenza da questa vita all’altra!” (Ibid., 7.VII.1927).
Bastano questi frammenti per avere un’idea dello spirito missionario di madre Crocifissa, che non s’interessava solo della propagazione del Vangelo mediante la preghiera, ma anzi, voleva altresì che il suo nascente Istituto potesse servire la Chiesa nei posti di avanguardia.

Questionario: Qual è la mia relazione con Gesù Eucaristia? Quale posto occupa nella mia giornata la preghiera per le vocazioni, per i sacerdoti, per la salvezza delle anime, per le prigioniere del purgatorio, per tutta la Chiesa? Cosa mi suggerisce la Beata Maria Crocifissa?

La mia preghiera e il mio impegno:

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