sabato 16 gennaio 2010

LECTIO DIVINA : 2ª Dom. Tempo Ordinario C. (17/01/2010)




 Orazione iniziale

         O Dio che con il dono del tuo Spirito guidi i credenti alla piena luce della verità, donaci di gustare nel tuo Spirito la vera sapienza e di godere sempre la gioia senza fine della tua presenza, per Cristo nostro Signore Amen

Prima lettura: Is 62,1-5

Questo brano, prepara la tematica del brano evangelico, perché presenta la restaurazione del popolo di Dio dopo la dispersione e la distruzione del regno davidico ad opera dei babilonesi come un rinnovamento del patto sinaitico in prospettiva di nozze. La comunità d’Israele con il patto sinaitico è stata scelta dal Signore come sua sposa, ma a causa delle sue infedeltà è stata abbandonata e punita (cf Os 2,4ss; Ger 2,2ss; Ez 16,2ss). L’ira di Dio, però non è senza fine, mentre eterno è il suo amore. Perciò lo Sposo d’Israele vuole manifestare a tutte le nazioni quanta tenerezza egli nutra ancora per la sua sposa, perdonata e riammessa alla sua amicizia (v.2). In tal modo la giustizia di Gerusalemme sorgerà come una stella e la sua salvezza risplenderà come lampada (v.1). Con tale intervento salvifico divino, colei che era abbandonata e devastata, diventerà nuovamente “Compiacimento” e “Sposa” del Signore, sperimentando la dolcezza e l’ebbrezza della vita nuziale. (vv. 4-5).

Seconda lettura: 1Cor 12, 4-11

Costituisce l’ultima sezione della prima lettera ai Corinzi. Essa procede in modo autonomo, tuttavia non senza legami con la tematica ecclesiologica e nuziale delle altre due letture. (1ª § 3ª). In questo brano, infatti, s. Paolo mette in evidenza che la sposa di Cristo, vivente a Corinto (cf 2Cor 11,1-29), mostra grande vitalità spirituale, perché è ricca di carismi. Questi doni dello Spirito non possono essere ritenuti motivo di vanto, ma debbono essere considerati come favori concessi per la crescita di tutta la comunità. In effetti la fonte di questi carismi è unica: lo Sposo, che anima, arricchisce e orna la sposa di Cristo



Terza lettura: Gv 2,1-12

a. Presentazione del testo       

Il passo appartiene alla sezione iniziale del vangelo secondo Giovanni. Il testo inizia dicendo: "Il terzo giorno!" (Gv 2,1). Nel capitolo precedente, Giovanni aveva ripetuto già tre volte l’espressione "Il giorno dopo" (Gv 1,29.35.43). Facendo i calcoli, questo offre lo schema seguente: La testimonianza di Giovanni Battista su Gesù (Gv 1,19-28) avviene il primo giorno. “Il giorno dopo” (Gv 1,29), cioè il secondo giorno, avviene il battesimo di Gesù (Gv 1,29-34). Il terzo giorno, avviene la chiamata dei discepoli e di Pietro (Gv 1,35-42). Il quarto giorno, Gesù chiama Filippo e Filippo chiama Natanaele (Gv 1,43-51). Finalmente, "tre giorni dopo” cioè il settimo giorno, ossia, in pieno sabato, avviene il primo segnale delle nozze di Cana (Gv 2,1). Lungo il vangelo, Gesù realizzerà sette segnali.

Il racconto di Cana chiede al lettore un’ attenzione speciale alla dimensione simbolica e all'uso di una specifica terminologia “giovannea”, i cui significati rimandano all'intero quarto vangelo. Con l'episodio di Cana in­fatti si apre il libro dei segni che si prolunga fino al cap. 12, quan­do ha inizio il libro dell'ora di Gesù, che avrà il suo vertice nella croce. 'Segni' e 'ora' sono due temi decisivi in questo testo.

b. Spiegazione del testo:

vv.1-2: Festa delle nozze. Maria è presente, Gesù è l’invitato. Nell’Antico Testamento, la festa delle nozze era un simbolo dell’amore di Dio verso il suo popolo. Era ciò che tutti si aspettavano nel futuro (Os 2,21-22; Is 62,4-5). E proprio in una festa di nozze, attorno ad una famiglia e ad una comunità, Gesù compie il suo “primo segnale” (Gv 2,11). La Madre di Gesù si trovava nella festa. Gesù ed i suoi discepoli erano invitati. Cioè, la Madre di Gesù fa parte della festa. Simbolizza il Vecchio Testamento. Anche Gesù è presente, ma in veste di invitato. Lui non fa parte del Vecchio Testamento. Insieme ai suoi discepoli lui è il Nuovo Testamento che sta arrivando. La Madre di Gesù aiuterà al passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento.

vv.3-5: Gesù e sua madre davanti alla mancanza di vino. Nel bel mezzo della festa, finisce il vino. La Madre di Gesù riconosce la spiacevole situazione che sta per succedere e, con un gesto delicato si rivolse al Figlio per informarlo:”non hanno più vino”. È una frase con sfumatura sottile che mette l’accento non sulla mancanza di vino, ma sulle persone che stanno per essere umiliate e rattristate da tale inconveniente. Maria si affida completamente al Figlio, le è sufficiente far presente la situazione. Il suo comportamento è animato da una fede profonda nel Figlio, che lei sa essere il Figlio di Dio: si abbandona alla sua volontà, sicura di non restare delusa. Inoltre, la Madre di Gesù rappresenta un’ immagine di una  persona attenta ai problemi degli  altri, e non solo lei constata il problema, ma prende anche iniziative efficienti per risolverlo, non si mette a cercare il colpevole, non accusa, non inveisce contro questo o quello, ma porta la domanda all’Unico che può provvedervi. L’intervento della madre di Gesù, sveglia in Lui l’azione, rispose: “Donna, cosa c’è tra me e te? Non è ancora giunta la mia ora!". Maria non capì la risposta come un no, poiché dice ai servi: "Fate tutto ciò che vi dirà!". Quindi la Vergine si preoccupò anche di disporre i servi ad obbedire alla parola del Figlio, così mostrandosi come madre dei fedeli, cioè di coloro che eseguono i comandi di Cristo; ella infatti vuole favorire l’accoglienza della rivelazione del Verbo incarnato. Maria, in quest’episodio coopera alla nascita della fede nel cuore degli uomini, è mediatrice tra l’Antico e il Nuovo testamento ed è la madre della Chiesa. 

La Donna. Questa appellativo, che a prima vista potrebbe sembrare una irrispettosa presa di distanza, in realtà viene spesso usato nella Bibbia, in contesto fortemente elogiativo. A Cana la figura di Maria, denominata “Donna”, personifica l'antico Israe­le giunto alla pienezza dei tempi nella sua fedeltà all'alleanza. Si direbbe che vi è una presa di coscienza da parte di Gesù, che gli fa vedere in lei non più soltanto la madre che gli ha dato la vita umana, ma la Sion che attende e spera la salvezza definitiva. Se si pensa che sotto la croce, per parlare di Maria, troviamo gli stessi termini utilizzati a Cana («madre di Gesù», «donna»), è possibile intuire che la manifestazione della gloria di Gesù a Cana è una prima tappa sul cammino che porta alla croce e alla esaltazione. L’ora di Gesù, in cui si farà il passaggio dal Vecchio al Nuovo, è la sua passione, morte e risurrezione. Il mutamento dell’acqua in vino è l’indicazione anticipata del nuovo che nascerà a partire dalla morte e dalla risurrezione di Gesù.

v. 6: Le giare della purificazione sono vuoteSi tratta di un piccolo dettaglio, molto significativo. Le giare solevano essere sempre piene, soprattutto durante una festa. Qui sono vuote! Perché? L’osservanza delle leggi della purezza, simbolizzata dalle sei giare, ha esaurito tutte le sue possibilità. L’antica legge è riuscita già a preparare la gente a poter stare in unione di grazia e di giustificazione dinanzi a Dio. Le giare, l’antica alleanza, sono vuote! Non più in grado di generare una vita nuova.

vv. 7-8: Gesù ed i servi : Gesù chiama i servi ed ordina loro di versare acqua nelle sei giare vuote. In tutto, oltre seicento litri! Subito ordina di attingere e di portare al maestro di tavola. Questa iniziativa di Gesù accade senza che i padroni della festa intervengano. Né Gesù, né la madre, né i servi erano ovviamente i padroni. Nessuno di loro andò a chiedere permesso ai padroni. Il rinnovamento passa per le persone che non appartengono al centro del potere.

vv. 9-10: Scoperta del segno da parte del padrone della festa
Il maestro di tavola assaggia l’acqua trasformata in vino e dice allo sposo: “Tutti servono da principio il vino buono. Tu, invece, hai conservato fino ad ora il vino buono!" Il maestro di tavola, il Vecchio Testamento, riconosce pubblicamente che il Nuovo è migliore! Dove prima c’era l’acqua per i riti della purificazione dei giudei, ora c’è vino abbondante per la festa. Era molto vino! Oltre seicento litri, e la festa volgeva quasi al termine! Qual è il senso di questa abbondanza? Cosa si fece con il vino avanzato? Lo stiamo bevendo fino ad oggi!


vv. 11-12: Commento dell’evangelista: Questo è il primo segnale. Nel Quarto Vangelo, il primo segnale avviene per aiutare nella ricostruzione della famiglia, della comunità, per ricucire i rapporti di base tra le persone. Seguiranno altri sei segnali. Giovanni non usa la parola miracolo, bensì la parola segnale. La parola segnale indica che le azioni di Gesù a favore delle persone hanno un valore più profondo, che solo si scopre con i raggi della fede. La piccola comunità dei discepoli che si è formata attorno a Gesù quella settimana, vedendo il segnale, fu in grado di percepire il significato più profondo e “credette in lui”.

 Messaggio  Spirituale: Il tema dominante nelle letture di questa Domenica è quella della sponsalità. Dio è presentato come Sposo di Israele nell’Antico Testamento e Gesù Cristo come Sposo del nuovo Israele: la Chiesa, nel Nuovo Testamento. Dal punto di vista spirituale possiamo cogliere l’aspetto interiore, profondo, appunto quello sponsale dell’unione dell’anima con Dio e dell’invito a nozze che Dio rivolge ad ognuno che nella chiesa  si realizza. Il cristiano cerchi anzitutto di riscoprire la dimensione gioiosa, festosa di essere chiesa mediante l’adesione allo “sposo” che tutto può. La presenza di Maria a Cana invita a riconoscere il ruolo materno e di mediatrice che ancora oggi essa svolge nel cammino di ogni credente ed è modello di una fede autentica.
 Dall’esperienza Carmelitana: Dio si compiace di unire a sé la sua sposa, sì strettamente da non potersi più separare da lei. Tale fusione accade nell’unione mistica del matrimonio spirituale:

“soltanto questo si può dire: che l’anima diviene una cosa sola con Dio e rimane sempre in quel centro con il suo Dio. Possiamo paragonare l’unione all’acqua del cielo che cade in un fiume, dove si confonde in tal modo da non saper più distinguere quella del fiume da quella del cielo; oppure ad un piccolo ruscello che va a finire nel mare: o ad una gran luce che entra in una stanza per due finestre: vi entra divisa e dentro diventa un tutt’uno.” (s.Teresa d’Avila, VVII Mansioni 2,4)

“Chi ama non ha pace finchè non possiede l’Amato e trova riposo nel fissare i suoi occhi negli occhi dello Sposo, con viva fede e intenso amore. Dio e l’anima si guardano come due innamorati. Tra lui e lei l’amore stabilisce un’intensa intima, una unità d’intenti, una comunione di vita, una compenetrazione, una comprensione intima e vitale da rendere sufficiente un solo sguardo-di fede, profonda per intendersi e trovarsi fusi nell’Amore che racchiude il mistero: un trasferirsi graduale dell’una nell’Altro. Tale fusione e trasformazione di vita accade nella notte: Notte che mi hai guidato! O notte amabil più che mattinata! O notte che hai unito l’Amato con l’amata, l’amata nell’Amato trasformata! (Giovanni della Croce, Notte oscura, str 5).

“E’ lo stesso per me vivere o morire. Non vedo bene cosa avrò di più dopo la morte di quanto possiedo già ora…Vedrò il buon Dio, ecco! Perché quanto a essere con lui, lo sono già del tutto anche sulla terra” (S.Teresa di Gesù Bambino, Novissima verba, 15 maggio 1897)

Orazione finale

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen


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