domenica 21 febbraio 2010

LECTIO DIVINA: 1ª Domenica di Quaresima C.


Preghiera iniziale:
O Signore, all’inizio di questo tempo quaresimale, mi inviti a meditare ancora una volta, il racconto delle tentazioni, perché riscopra il cuore della lotta spirituale e soprattutto perché sperimenti la vittoria sul male. Spirito Santo “visita le nostre menti” perché nella nostra mente spesso proliferano molti pensieri che si fanno sentire in balia del frastuono di tante voci. Fuoco d’amore, purifica anche i nostri sensi e il cuore perché siano docili e disponibili alla voce della tua Parola. Fa’ luce in noi perché i nostri sensi, purificati da te, siano in grado di entrare in dialogo con te. Se il fuoco del tuo Amore divampa nel nostro cuore, al di là delle nostre aridità, può dilagare la vita vera che è pienezza di gioia.
Prima lettura: Dt 26,4-10
Il brano è uno dei più importanti di tutto L’Antico Testamento (cfr anche Dt 6,20-23; Gs 24.1-13 e Ne 9,7-25), contiene il “credo cultuale dell’Israelita”. In pochi e semplici versetti sono ripercorsi tutti i maggiori passaggi storici del popolo ebraico e le gesta di liberazione compiute da Dio: i cicli patriarcali e la coscienza dell’origine seminomadica di Israele (“arameo errante”); la discesa in Egitto e lo sviluppo di Israele (ciclo di Giuseppe); l’umiliazione da parte degli egiziani e l’esodo dall’Egitto (Mosè); l’entrata nella Terra promessa. Questa confessione di fede avviene davanti all’altare del Signore, nel momento dell’offerta annuale delle primizie a Dio, riconoscimento che quei frutti della terra sono un dono che viene da Lui. Per il cristiano questo passo, carico di sentimento religioso, aiuta a meglio apprezzare il dono della sua fede in Dio che lo ha eletto, gli promette una nuova terra (cf Mt 5,5) e lo guida con la sua amorevole provvidenza.
Seconda lettura: Rm 10,8-13
In questo passo l’apostolo Paolo invita la comunità dei cristiani di Roma a prendere coscienza del fatto che la salvezza è frutto di un dono che Dio fa immeritatamente a tutti in Cristo Gesù, purché ci si abbandoni a lui nella fede. Infatti «chiunque crede in Lui, non sarà deluso». Pertanto, Paolo spiega che la bocca e il cuore sono due vie di espressione della fede. La prima fa la sua confessione, la sua professione, il suo riconoscimento all’esterno e pronuncia il suo “si” a «Gesù che è il Signore». Il cuore invece, dall’interno dell’uomo, dà il suo assenso di adesione nella fede, riconoscendo l’iniziativa fontale di Dio che, attraverso la risurrezione di Cristo, ha operato la salvezza.
Terza lettura: Lc 4,1-13
Presentazione del testo
Luca racconta in 4,1-44 alcuni aspetti del ministero di Gesù dopo il suo battesimo, tra cui le tentazioni del demonio. Infatti narra che Gesù, «pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni» (4,1-2). Questo racconto è riportato anche nel Vangelo di Matteo (4,1-11) e solo accennato nel Vangelo di Marco (1,12-13). Tale episodio nei sinottici è posto come preludio al ministero pubblico di Gesù e si rivela essere in qualche modo l’anticipazione delle numerose contraddizioni che il Nazareno dovrà subire lungo il suo cammino, fino alla violenza estrema della passione e morte.
Quindi le tentazioni non vanno considerate come un fatto esterno, ma come un’ esperienza concreta nella vita di Gesù. In effetti, nel suo ministero, Gesù ha sperimentato: l’ostilità, l’opposizione, il rifiuto. Tali «tentazioni» sono state reali e concrete nella sua vita e non ha fatto ricorso al suo potere divino per risolverle, ma si è radicalmente sottomesso alla Volontà del Padre suo.
Spiegazione del testo
vv.1-2: condotto dallo Spirito Santo nel deserto, fu tentato dal diavolo per quaranta giorni.
Secondo Luca, è lo Spirito Santo che guida tutto il cammino di Gesù, è lui che lo porta nel deserto; in quella solitudine mistica e aggressiva, egli si prepara nel digiuno più assoluto alla vita che lo attende.
Nel deserto si è anche formato il popolo che, uscito dalla schiavitù dell’Egitto, è stato in cammino verso la terra promessa. Luogo del già e del non ancora, della nostalgia di passato e della sfiducia nel futuro, è arido, in vivibile, insidiato dal nemico. Ma bisogna attraversarlo, avendo come guida Lo Spirito Santo, come sostegno la Parola di Dio e come provvista la sua fedeltà. Quindi il deserto è figura della vita stessa del battezzato, con tutti i pericoli e le paure attraverso i quali lo Spirito lo conduce. Se Gesù è pieno dello Spirito di Dio, il suo stesso Spirito riempie anche noi che siamo e camminiamo in lui, solidali con lui nella lotta e nella vittoria.
Quaranta giorni: è un’ allusione ai 40 anni di deserto del popolo eletto, a tutta la vita che è insidiata dal divisore che ci vuol separare da Dio e dalla sua promessa.
Il diavolo: Il diavolo è colui per la cui invidia entrò la morte nel mondo (Sap 2,24), colui che insinuò nel cuore di Adamo il sospetto e la sfiducia in Dio, lo portò a disobbedire e a chiudersi a lui (Gn 3). É il vero protagonista del male: contro di lui è la lotta e la vittoria di Cristo. É il dio di questo mondo (2Cor 4,4), il principe di questo mondo (Gv 12,31; 14,30; 16,11), nelle cui mani è posto ogni potere sulla terra (4,6). Secondo Ap 13,2 il drago (diavolo) ha dato alla bestia (l’impero romano) “la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande”. La radice, con cui il male può impiantarsi nell’uomo e produrre i suoi frutti velenosi, è l’egoismo che ha il terreno nella diffidenza prodotta dalla menzogna che ha portato a non ascoltare Dio.
Ebbe fame: Le tentazioni hanno come trappola le tre fami fondamentali dell’uomo, in relazione rispettivamente alle cose, alle persone e a Dio. Presentano la possibilità di garantirne la soddisfazione mediante il possesso delle cose con l’avere, le persone col potere, Dio col volere, invece che mediante il dono. Ogni peccato ripete quello di Adamo: impadronirsi del dono, staccandolo dalla sua sorgente.
vv.3-4: la prima tentazione: trasformare una pietra in pane
Sin da questa prima tentazione, il diavolo chiama Gesù “Figlio di Dio”; questa designazione non vuole indicare la natura divina di Gesù, ma il suo particolare rapporto con Dio: Gesù, quale Figlio di Dio, può invocare l’onnipotenza divina e, per l’aiuto che questa gli comunica, può comandare alle pietre che si trovano ai suoi piedi, di trasformarsi in pane per sfamarlo in questo momento di estremo bisogno. La tentazione consiste nel suggerire a Gesù di appellarsi alla potenza divina e di usarla per una personale necessità, magari secondo la propria volontà. Per Gesù invece, essere Figlio di Dio, significa agire in obbedienza totale al Padre e in piena accettazione dei suoi voleri. Quindi rimanergli fedele anche se si attraversassero momenti difficili. Con questa tentazione il diavolo intende turbare i rapporti filiali di Gesù con il Padre.
vv.5-8: la seconda tentazione: entrare in possesso di tutti i regni della terra e avere la gloria
Il diavolo si attribuisce le stesse proprietà di Dio dichiarando che è stato messo nelle sue mani il possesso di tutti i regni della terra. La tentazione consiste nel distogliere da Dio l’adorazione dovutagli per prestarla al diavolo. In tal modo questi si propone di indurre Gesù alla disobbedienza al Padre e a spezzare la relazione di figliolanza che l’unisce a lui. Nella sua risposta Gesù sottolinea che “solo” Dio va adorato, precisando così, in termini inequivocabili, il più puro monoteismo.
vv.9-12: la terza tentazione: buttarsi dal pinnacolo del tempio di Gerusalemme
Nella terza tentazione, il diavolo cambia tattica: adesso si appella anche lui alla Scrittura per tentare il Salvatore: infatti cita il Sal 91,11-12. Con questa suggestione, il demonio vuole indurre Gesù a mettere alla prova Dio verificando la verità di questa promessa fatta al giusto, il Salvatore. Gesù come ogni giusto, non dubita della verità di questa promessa divina, ma evita di mettere alla prova Dio. Gesù replica al tentatore citando il testo del Dt 6,16: “non tentare il Signore Dio tuo”. Con questa risposta egli esprime la sua ferma volontà di obbedienza al comando del Padre.
Insomma, tentato dalle lusinghe di Satana, Gesù reagisce attraverso un atteggiamento di radicale obbedienza a Dio e al proprio essere creatura, restando – per così dire – con i piedi per terra: egli custodisce con sobrietà e saldezza la propria umanità, salvaguardando in tal modo anche l’immagine di Dio rivelata dalle Scritture. E l’arma con cui Gesù perviene alla vittoria è la sottomissione alla Parola di Dio: in risposta alle tentazioni, sulla sua bocca risuona solo la Parola di Dio contenuta nelle Scritture, una Parola che egli assume e vive nel suo significato profondo, non nella sua semplice lettera, come invece fa Satana…
vv. 13: Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui..
In questo versetto, Gesù esce vincitore mentre il tentatore è il vinto nonostante la scaltrezza dei suoi attacchi. Infatti, nella sua vita pubblica, Gesù dimostrerà di saper superare ogni opposizione. Per Luca, il cuore dell’uomo sintonizzato su quello di Dio, non può che essere armonico e vincitore.
Dall’esperienza carmelitana: s.Teresa di Lisieux
«.. il Signore si è degnato far passare l'anima mia per varie prove; ho sofferto molto da quando sono sulla terra, ma, se nella mia infanzia ho sofferto con tristezza, ora non soffro più così, bensì nella gioia e nella pace, e sono veramente felice di soffrire…Gesù ha permesso che l’anima mia fosse invasa dalle tenebre più fitte, e che il pensiero del Cielo, dolcissimo per me, non fosse più se non lotta e tormento..questa prova non doveva durare per qualche giorno, non per qualche settimana: terminerà soltanto all’ora segnata da Dio misericordioso. » (MA 274, 276)
Preghiera finale:
Signore, noi ti cerchiamo e desideriamo il tuo volto, fa che un giorno, rimosso il velo, possiamo contemplarlo. Ti cerchiamo nelle Scritture che ci parlano di te e sotto il velo della sapienza, frutto della ricerca delle genti. Ti cerchiamo nei volti radiosi di fratelli e sorelle, nelle impronte della tua passione nei corpi sofferenti. Ogni creatura è segnata dalla tua impronta, ogni cosa rivela un raggio della Tua invisibile bellezza. Tu sei rivelato dal servizio del fratello, al fratello sei manifestato dall’amore fedele che non viene mai meno. Non gli occhi, ma il cuore ha la visione di Te, con semplicità e veracità noi cerchiamo di parlare con Te.

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